Oggi mi è tornata alla mente un prototipo mai entrato in produzione o comunque mai venduto in Italia. Si tratta della
Laverda SFC1000 "made in Noale".
Siamo all'inizio degli anni 2000. Periodo pieno di idee e quasi irripetibile nel mondo delle moto. Ogni anno uscivano modelli molto diversi tra loro e c'era fermento. Niente a che vedere con il mare piatto di oggi, dove i modelli dell'anno successivo non si distinguono nè da quelli dell'anno precedente nè da quelli delle altre case.
Comunque Laverda era fallita nel 2000 ed Ivano Beggio aveva comprato il marchio praticamente pagandolo con un sacchetto di Goleador. Lui amava Laverda e nel 2002 presentò un prototipo di SFC1000 motorizzata con il noto V60 prodotto da Rotax. Se volete la storia esatta di come si arrivò a questo propulsore, cercate il rete e la troverete. L'ho letta ed è interessante, ma a me piace scrivere questa rubrica basandomi sui ricordi. Purtroppo quelli erano anni difficili per la casa di Noale ed i soldi per i nuovi progetti scarseggiavano, senza contare che stavano anche lavorano al modello successivo di RSV1000 (uscirà sul finire del 2004). Il progetto Laverda Lynx 650 era naufragato e non si poteva fare un altro buco nell'acqua.
Se ricordo bene, mi pare che venne fatto anche un sondaggio in rete oppure sui mensili di settore per decidere il frontale che la moto avrebbe dovuto avere. Non sono sicuro al 100%, ma nella mente ho stampata questa pagina con quattro frontali differenti tra cui decidere. Alla fine il progetto arrivò alla sua definizione nel 2004, ma era troppo tardi. Aprilia stava passando in mano a Piaggio, proprio per evitare di fallire. Laverda vide il definitivo tramonto sul suo logo e tutt'oggi non ci sono luci in fondo al tunnel. Può piacere o meno, può essere considerata Aprilia o Laverda... ma di sicuro rappresenta l'ultimo atto ufficiale del marchio di Breganze. Non voglio considerare assolutamente come Laverda l'orribile scooter Phoenix 150 (credo morto nel 2002 come progetto di rimarchiatura del SYM Joyride) ed il quad Quasar (altra rimarchiatura).
Note a margine personali : La moto era carina e ben costruita, ma rimane un'operazione commerciale ai miei occhi. Alcune cose sono decisamente cadute di stile. La prima è l'ammortizzatore in configurazione cantilever senza meccanismo progressivo. Questo è uno schema che Aprilia utilizzerà in seguito per la Shiver, ma che viene spesso ripreso anche da moto economiche cinesi o giapponesi (esempio Kawasaki Versys 650 ed ER6N). Si tratta di uno schema tutt'altro che ottimale e comunque economico, il quale mal si addice ad una moto dal prezzo considerevole. Un altro punto sono gli specchietti, che sembrano presi dai fondi di magazzino della RST1000 Futura. La carena integrale non è stata una buona scelta, a mio avviso, poichè riesce a far sembrare la moto ancora di più un'Aprilia. Il forcellone stesso poteva essere più evocativo. Non mi piace questo grosso pezzo d'alluminio. Comunque sono considerazioni personali.