Da amante della storia motociclistica, mi corre l'obbligo di chiarire un aspetto della "continuità" che alcuni ravvisano- e che per ragioni di marketing chi oggi detiene il marchio si guarda bene dallo smentire- tra la produzione della Casa madre inglese e la sua derivazione indiana.
Mi riferisco in particolare al fatto che quando alla fine degli anni sessanta nel Regno Unito cessò la produzione della Royal Enfield e venne ceduta agli Indiani, questi non intrapresero , come molti erroneamente pensano, la produzione del modello corrente della Bullet 500, che allora tra l'altro era uno dei modelli più prestazionali sul mercato inglese, appena meno di una BSA, per intenderci.
Ad entrare in produzione, per contenere i costi e proporre un modello più adatto alle modeste possibilità della clientela locale , anche in fatto, di assistenza fu infatti una versione depotenziata e semplificata di una versione dei primi anni '50, che tanto per fornire qualche indicazione "quantitativa", rispetto ai 135-145 kmh di cui era capace una "ultimate british Bullet", era capace a malapena di viaggiare a 110, e con una qualità complessiva forzatamente inferiore,
legata sia all'inferiore livello di specializzazione della manodopera locale che allo stato di usura ed obsolescenza in cui inevitabilmente si trovavano le attrezzature di un modello dismesso da una decina di anni.
Quindi, parlare di assoluta continuità tra la produzione inglese e quella indiana , dal punto di vista prettamente storico è un filo azzardato, per non dire del tutto arbitrario se riferito a quello che era lo stadio di evoluzione dell' ultima Bullet prodotta sul suolo inglese, mai raggiunto da una versione indiana (e questo senza contare le versioni più spinte, come le famose e rare "Bighead" , che a quel punto sarebbero state lontane anni luce).
Prova ne sia che , ad esempio, per molti anni la Enfield indiana ha dovuto portare sul serbatoio un badge privo della scritta "Royal", e solo in epoca relativamente recente, con l'acquisizione dei diritti completi, le moto costruite laggiù si sono potute fregiare anche del suffisso "Royal".
Questo solo per chiarire , e non per spirito polemico.
Per dirla tutta, la già citata Harley, ma anche la Moto Guzzi o la BMW, non solo per il fatto di essere rimaste per un secolo nella medesima sede e nel paese d'origine, ma sopratutto per aver davvero evoluto un determinato modello senza soluzione di continuità, rappresentano qualcosa di molto diverso da chi invece, nel 1956-57 si è comprata un progetto dismesso già nei primi anni 50 dal suo costruttore originario, per farlo rivivere in versione economica dall'altra parte del mondo.
Nell'immagine, l'ultima Bullet prodotta in UK, così uno può farsi un'idea...