Luca1965
Già le moto inglesi, gioia e dolori per i tanti (e sono molti!!!) appassionati, ma anche indiscutibile fascino e altrettante (purtroppo) maledizioni.
Questo forum, difatti, è dedicato ad uno degli storici marchi motociclistici sorti in quella nazione che venne da qualcuno definita come la perfida albione (guarda un po fa anche rima).
Comunque a parte le battute, non mi sembra che nel Ns. territorio siano presenti altri forum all'interno dei quali se ne possa parlare, eccezion fatta per le varie chat portate avanti dai vari appassionati, quindi questa stanza del forum mi sembrerebbe il luogo giusto (se volete) per iniziare a parlarne.
Contestualmente, per chi eventualmente non lo sapesse, esistono comunque alcuni sodalizi dedicati a queste moto come l'H.O.M.C. (Hearst Owners Motorcycle Club) di Roma, il B.B.B. (British Bike Best) di Milano e il N.B.B. (Nothing But British) di Torino.
Non voglio ergermi assolutamente ad esperto di moto inglesi, d'altronde si parla di una vera e propria "galassia" che, per diversi decenni, ha dominato la scena mondiale del motociclismo, quindi personalmente ritengo che sia molto difficile conoscere tutti i vari marchi che nel tempo si sono succeduti. Ad esempio avete mai sentito parlare delle Greeves, delle James o delle Cotton?
Quello che invece so con certezza, ma d'altronde la carta stampata del settore lo ha ricordato più volte, è che la B.S.A., acronimo di Birmingham Small Arms, prima dell'avvento della Honda era il maggior costruttore di moto al mondo.
Inoltre, l'esperto (quello vero) è anche colui che è sempre e comunque in grado di intervenire con certezza e precisione di fronte a malfunzionamenti.
Ebbene Signori, il sasso è stato lanciato ma la mano non è stata nascosta, quindi se volete possiamo iniziare a parlarne, ma senza pregiudizi da bar mi raccomando, non è infatti vero che queste moto si smontavano per la strada come molti sono soliti dire; questo difatti può si avvenire ma per tutte le moto, soprattutto se datate, nelle quali quali non viene fatta un minimo di manutenzione.
gil
Ho avuto a che fare in passato con una Bonneville T140 del '73 acquistata con 7.000 km e usata da me per altri 12.000 km.
Moto divertente, agile e con una buona coppia motrice, potente nella media delle moto di pari cilindrata di quel periodo. Era afflitta da noie elettriche (diodo Zener che si guastava per le vibrazioni) e perdite di olio dai cannocchiali delle aste mai risolte nonostante le ripetute sostituzioni di guarnizioni e paraoli. Al confronto le nostre Moto Guzzi o le H-D avevano livelli di affidabilità ben superiori a queste Triumph che però erano accreditate da un fascino e da un'estetica superiori. Sembra che le Triumph di quell'epoca, come pure altre moto inglesi fossero afflitte dagli stessi problemi dovuti agli impianti elettrici comuni ai diversi marchi e ai materiali impiegati che avevano dilatazioni termiche differenti tra le varie parti a contatto oltre che a spessori ridotti dei carter per contenere i pesi.
Ultimamente ho messo le mani su una AJS 500 bicilindrica del '57 e anche qui gli stessi problemi di perdite di olio da più parti del motore al raggiungimento delle massime temperature di esercizio a causa delle deformazioni dei materiali die carter e degli spessori esigui. I problemi elettrici sono invece stati risolti con il montaggio di una mederna accensione elettronica a pick-up e con una dinamo rifatta da un bravo artigiano milanese.
Girare su lunghe tratte con una moto inglese d'epoca richiede portarsi una scorta di olio motore per i necessari rabbocchi ad ogni rifornimento di benzina.
E' una prassi da molti ritenuta normale su moto d'antan in cambio di un fascino senza tempo.
Luca1965
Ciao gil e ben trovato.
Hai ragione per quanto attiene gli impianti elettrici, la ditta fornitrice, ovvero la britannica "Lucas", lavorava effettivamente in regime di monopolio fornendo a tutte le varie case la componentistica elettrica. A causa dei vari malfunzionamenti riscontrati nei vari periodi, anche se non sempre, gli venne però appioppato il poco lusinghiero appellativo "Lucas the prince of the night".
Oggi fortunatamente, tale componentistica viene realizzata con maggior cura e, se correttamente installata, non da più luogo a problemi.
Per quanto attiene invece le accensioni elettroniche, anch'io ho dotato i miei mezzi di detto dispositivo e devo dire che aiuta molto nell'avviamento e migliora decisamente il sistema di illuminazione.
Però ci sono molti detrattori delle accensioni elettroniche, in quanto è un luogo comune (non sempre sbagliato) affermare che tale dispositivo ti può piantare in asso improvvisamente e senza preavviso.
Pertanto molti continuano ad utilizzare il vecchio sistema a puntine (o a magnete) ritenendolo più affidabile e più facile da riparare in caso di guasti in itinere.
Anch'io possiedo una Triumph Bonneville 750 del 1977, precisamente la versione "Silver Jubilee", realizzata per il 25° anno di regno di Elisabetta II.
Poiché non è mai stata commercializzata in europa, bensì solamente nel Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, conoscendo il pressapochismo di alcuni restauratori inglesi e, rimanendo in tema di impianto elettrico, l'ho letteralmente sostituito in ogni parte, eccezion fatta per il diodo di zener il quale, almeno per ora, sembra compiere il suo dovere.
gil
Il diodo Zener è costituito da una serie di piattelli infulcrati su un perno centrale e collegati da un esile filo di rame, con le vibrazioni succede che si allenti il perno centrale che fissa i piattelli e di conseguenza si spezzi l'esile filo di rame che li collega all'esterno.
E' bene controllare il serraggio del perno dello Zener per evitarne la rottura con conseguente mancanza di carica della batteria.
Nota curiosa: l'impianto elettrico delle vecchie moto inglesi gira sul negativo, lasciando il positivo a massa. Il contrario di tutte le altre moto europee e americane.
Lucas: prince of the darkness - il principe dell'oscurità, si divertiva a lasciarti ogni tanto al buio.
feel-the-vibe
Fichissima questa discussione tenuta, per ora solo, da due professoroni. Ottima, che continui!
Luca1965
Il diodo Zener mi lasciò a piedi diversi anni fa con la mia Norton Commando "Fastback" del 1972 ma, dopo la sostituzione, non ho più subito alcuna panne e la moto da allora ha percorso davvero parecchia strada.
Ho utilizzato per anni le moto inglesi frequentando vari raduni e spingendomi anche all'estero, ma non ho mai avuto particolari noie, eccezion fatta per l'allentamento, in una sola occasione, delle ghiere dei collettori di scarico (sempre del Commando), il tutto dovuto alle vibrazioni.
Vi sembrerà strano, ma lo stesso problema si è presentato anche con la mia Kawasaki W650, in quanto si sono allentati i dadi dei collettori.
Nulla di che ci mancherebbe, la Kawasaki W650 è un'ottima moto e non vibra come una Norton, ma ciò insegna che purtroppo nessuna moto, ripeto nessuna, è esente da malfunzionamenti più o meno importanti.
E lo stesso vale per tutti i veicoli in circolazione, d'altronde se così non fosse i meccanici non avrebbero ragione di esistere e gli addetti ai lavori delle varie case madri non verrebbero conseguentemente inviati alla frequenza dei vari corsi di aggiornamento.
Comunque una moto, sia essa vintage o di recente realizzazione, va sempre seguita, infatti nel mio box, oltre al ponte di sollevamento, al compressore e altra attrezzatura, trovano posto due distinte "rastrelliere" di chiavi, ovvero una millimetrica e l'altra in pollici.
Quint89
Resto in ascolto pronto ad acculturarmi :clap:
Luca1965
L'argomento anche se può non sembrare, in realtà è vastissimo, pertanto se qualcuno ha qualche domanda e/o curiosità se ne può parlare e mi ritengo quindi a disposizione, unitamente a quanti altri vorranno unirsi.
Restando invece in tema Royal Enfield, in autunno ho ritirato una Royal Enfield 750 "Interceptor Mk 2 s.2" del 1970, in versione U.S.A., ovvero l'ultimissima Royal Enfield prodotta prima della definitiva chiusura. Una curiosità, la mia moto non è stata prodotta nella storica fabbrica di Redditch bensì nei vecchio stabilimento sotterraneo di Westwood, realizzato dalla Royal Enfield per sfuggire ai bombardamenti tedeschi dell'ultimo conflitto, poiché in esso costruiva armamenti per l'esercito britannico, compreso il famoso fucile Lee-Enfield.
A proposito di armi, la Enfield fu la fabbrica che fornì, con ogni probabilità, il maggior numero di armamenti (di contrabbando)* all'esercito sudista-confederato, nel corso della sanguinosissima guerra del secessione americana.
*La marina federale-nordista aveva quasi totalmente circondato, con il famoso blocco navale, tutte le coste della confederazione, pertanto qualsiasi genere proveniente dall'estero era considerato di contrabbando, in quanto i bastimenti dovevano per forza sottrarsi ai controlli volti ad impedire qualsiasi attracco ai porti confederati.
Neophytus
Mi fa molto piacere l'apertura di questa discussione.
Bentornato Luca! 🙂
E viva le moto inglesi - le mie preferite, tutte - anche se non ne ho mai guidata una... :rolleyes: (ma la mia Bullet, un po' di sangue nobile cio credo che ce l'abbia)
Luca1965
Grazie mille Neo.
Tutte le R.E. Bullet prodotte in India hanno, inequivocabilmente, uno strettissimo legame con quelle a suo tempo prodotte nel Regno Unito.
Neophytus
Luca1965 wroteGrazie mille Neo.
Tutte le R.E. Bullet prodotte in India hanno, inequivocabilmente, uno strettissimo legame con quelle a suo tempo prodotte nel Regno Unito.
Quando vidi per la prima volta dal vivo la Bullet che poi ho acquistato mi dissi:
ecce moto! 🙂
... certo, l'iniezione elettronica, il freno a disco sull'anteriore, l'avviamento a pulsante - ma anche la pedivella, il motore a corsa lunga con aste e bilanceri, il telaio che più classico non si può, l'esuberanza delle cromature... insomma, l'idea platonica della motocicletta inglese. Questa è la Bullet.
Peraltro, le forme di tutte le Inglesi conservano nel corso della loro storia, da marca a marca, da modello a modello, quel
quid che le ha rese inconfondibili motivando la passione di chi, non solo ancora le cavalca, come Luca, ma si "accontenta" di possederne l'ultima trasformazione, o imitazione, come i royalisti di questo forum. E molto ci sarebbe da dire circa il loro "design": di tutte, non solo dei modelli più giustamente celebrati come la Bonneville, la Gold Star o la Thruxton (per tacere della Brough Superior...). Appena ho un po' di tempo mi metto a cercare un brano interessantissimo che riporta le parole di Edward Turner su questo tema del "design" inglese. Edward Turner: l'inventore della Square Four e della Bonnie, tra moltissime altre; il più gran progettista inglese di tutti i tempi...
caricabasso
Moto dall'estetica irresistibile.
Invidio Luca per la "scuderia" che possiede. 🙂
Quint89
Questa bellissima discussione la sposterei nell'area tecnica generale, mi sembra tutt'altro che da bar 😉
Luca1965
Non ci crederete, ma questo "post" mi sta dando la possibilità di dialogare nuovamente con persone personalmente conosciute tempo addietro (un saluto anche te Caricabasso).
Tutto ciò è davvero impagabile.
Quint89 grazie, addirittura mi concederesti l'onore dello spostamento della discussione nell'area tecnica generale, ti ringrazio ma non sono ne un tecnico ne un esperto (gli altri si, eccome), bensì solo un appassionato oppure un Rocker.
Il citato Edward Turner, una leggenda del motociclismo britannico specialmente per il marchio Triumph, un vero tecnico anche se (stando a quello che si racconta) con un carattere davvero particolare.
Fu colui che progettò la Ariel "Square Four", ovvero il primo quattro cilindri europeo di 1000 cc., proposto inizialmente alla Triumph, la quale inspiegabilmente lo rigettò. Quale immenso errore., per poi buttarsi affrettatamente anni dopo nei tre cilindri per contrastare il quattro cilindri Honda.
E' curioso, ma la Ariel, nella autarchica Italia venne ribattezzata Astra (!!!).
Infine la altrettanto citata Rolls Royce delle inglesi, ovvero la Brough Superior, specialmente il modello SS100 di 1000 cc, con motore Jap, la moto preferita dal Colonnello Thomas Edwuard Lawrence, al secolo Lawrence d'Arabia, il quale ne "consumo" diverse prima di schiantarsi e morire proprio con una di esse.
Comunque, ricordo che l'argomento è davvero vasto, quindi con l'aiuto dei veri esperti del forum propongo di trattare con calma ogni singolo marchio. Cosa ne pensate?
Luca1965
Luca1965 wrote.....Fu colui che progettò la Ariel "Square Four", ovvero il primo quattro cilindri europeo di 1000 cc............
Rettifico e chiedo venia, ma il primo quattro cilindri Ariel era di 500 cc. Scusate ancora
gil
C'è un aneddoto che riguarda Edward Turner che illustra una parte del suo carattere burbero: il nostro Edward soleva provare di persona le motociclette che venivano prodotte nella fabbrica Triumph e quando un'esemplare non era conforme alle caratterisctiche da lui giudicate accettabili al ritorno dal giro scendeva dalla moto e la lasciava cadere rovinosamente a terra senza nemmeno spegnere il motore e si incamminava verso il suo ufficio senza proferire alcun commento.
Da questo atteggiamento i suoi collaboratori capivano che c'erano problemi da risolvere sulla moto e che sarebbero stati convocati presto nel suo ufficio.
Le sue creazioni in campo motociclistico lo hanno innalzato all'Olimpo dei migliori progettisti di motori al mondo.
Vincent69
Cercate sul web si trova tutto
Ariel - La Storia
Neophytus
Sul web non si trova "tutto", e lo scopo di chiacchierare qui non è di "trovare", ma di scambiare informazioni, conoscenze, curiosità. E di intrattenersi con gli amici intorno a un argomento che, piú ne parli, piú nutre la passione che se ne prova... Poi, ai vecchi amici, anzi ai vecchioni :p come Luca, Carica, Gil va in particolare il mio invito ad arricchire questa discussione con i loro contributi di "sapienza" 😉
Io che di sapienza ne ho poca, ma che non sono completamente a digiuno in materia di... estetica delle forme, forse potrò dire qualcosa intorno a questa piega della discussione. Anni fa, sull'estinto forum degli Owners dal cui nucleo nacquero i Royals, ci intrattenemmo a lungo e piacevolmente intorno al tema della cosiddetta "moto classica": qualcuno fra i vecchioni se ne ricorderà. E dunque avanzo questa mia convinzione-provocazione: la moto inglese, le cui varie forme si consolidano verso la fine degli anni '40, deve essere considerata come l'archetipo stesso, il modello, della "moto classica"... E non sarà invano che i giapponesi, a partire dai '50, sarà quella che "copieranno" e non l'Italiana, o la Tedesca, o l'Americana (tanto per dire degli altri grandi "stili" tecnico-formali che si erano affermati fra le due guerre).
I giapponesi non si accontenteranno di "copiare", e questa è una storia nota, che coincide con l'estinzione dell'industria motociclistica inglese.
Ma non è altrettanto nota, forse, la relazione scritta da Turner al suo ritorno dalla visita alla rampante industria giapponese all'inizio degli anni '60. Questa relazione, che restò colpevolmente inascoltata dagli inglesi, non si trova sul web ed è un documento eccezionale. Se vi interessa, lo cerco fra i miei scartafacci e provo a tradurlo
Herzog
oh, sì, please :eeek:
serpico
Grande Luca! Mi gusterò questa discussione giorno dopo giorno in pillole sperando di potere intervenire ogni tanto.