gdbuono wroteQuint89 wrotegdbuono wroteE naturalmente sai perché quel lido si chiama "Boccasette", anzi scommetto che sia il motivo che ti spinge a tornarci...
Spevo che avresti scritto qualcosa vecchio pervertito :huahua:
In realtà si chiama ''Boccasette'' perchè dovrebbe essere la settima bocca del Po che sfocia in mare. Nei pressi di Boccasette passa il 45° parallelo.
Ahahahahahahah! Povero pivellino! Ora te lo dice lo zio perchè si chiama così, nel prossimo post ti parlerò di Camillo, di Virginia e di Luisella.
Intanto, come ogni storico che si rispetti, denuncerò le mie fonti.
Sai bene che quella zona è stata da me calcata in gioventù.
Il polesine e tutto il ferrarese, da Lendinara ai (7) lidi comacchiesi sono state mio luogo di svago, ai tempi di faccia d'angelo, e proprio un contrabbandiere di Chioggia, mi raccontò questa storiella.
Anni dopo, messa la testa a posto, mentre facevo una ricerca sul Muratori, che in vita aveva officiato a Pomposa, mi è saltato agli occhi un divertente accenno, un parallelismo tra Luisella della Risaia e Virginia di Castiglione.
Virginia, Contessa di Castiglione, tutti noi sappiamo chi fosse, ma Luisella?
Solo anni dopo, passando da Adria, per incontrare un mio amico spretato, ma gran studioso di aneddottica, tutto si è fatto chiaro.
Anche oggi per dire che c'è un casino si dice che c'è un "48".
Il riferimento è, naturalmente, ai moti del 1848 e a quel che ne conseguì, compresa la prima guerra di indipendenza italiana.
Del marzo di quell'anno tutti ricordano le 5 giornate di Milano, ma pochi la sommossa di Venezia, che poi portò alla Repubblica di San Marco.
Ebbene, in quel tempo, nell'odierna Boccasette, allora chiamata "Risaia", stava di stanza una guarnigione dell'esercito imperiale austriaco, comandata da un ufficiale galiziano, e da 5 armigeri.
Venezia era caduta in mano ai rivoltosi e il grosso delle forze austriache, in ritirata, si stava dirigendo nel quadrilatero (tra Verona e Mantova), e qualche migliaio di questi chiedeva stanza proprio alla guarnigione di Risaia.
Una massa di soldati in ritirata non sono un bene per la popolazione, le cronache del tempo (forse esagerate, da entrambe le parti) parlano di strupri, di occhi cavati, di donne gravide fatte a pezzi... e in quel momento, prima della bonifica di Mussolini, svariati drappelli si aggiravano per le paludi, verso la nostra guarnigione.
Immediatamente, appena ricevuti i primi dispacci telegrafici, erano stati messi ai ferri tutte le autorità del posto, e si attendeva l'arrivo di qualche gruppo nutrito di commilitoni per fare vettovagliamento nelle campagne.
Con le camere di sicurezza piene stipate di presunti agitatori la guarnigione stava in armi, pronta a tutto e asserragliata.
Erano solo sei, ma bene armati e decisi.
Fuori dalla guarnigione tutto il contado in agitazione, non ancora in tumulto, ma curioso ed eccitato.
Tra la gente una giovinetta graziosa, forse di 16 o 17 anni, già moglie, ma non ancora madre.
Tra gli arrestati il padre, il fratello e il marito.
Improvvisamente, dalla foresta di giunchi, appaiono due ulani al galoppo.
Gli ulani, come pure gli ussari, costituivano la formidabile cavalleria leggera austriaca, ma venivano spesso utilizzati come staffette per portare messaggi.
Questo era il caso.
La folla, però, immaginando che appresso ai cavalleggero ci fosse un'intera brigata si intese minacciata e ne disarcionò uno, provocandone la morte, chi dice per incidente, chi dice a bastonate.
L'altro riuscì a rotta di collo a guadagnare la caserma.
Gli uomini della guarnigione, adesso in sette, assetati di vendetta e certi dell'arrivo dei rinforzi, per immediato deterrente alla folla trascinarono fuori dal portone, ma ancora dietro il piantone, 4 uomini in camicia, scelti tra gli arrestati, per darvi pubblica esecuzione.
Tra questi il povero marito di Luisella.
I sette austriaci erano tutti fuori, in armi e pronti a far fuoco sui malcapitati e su chiunque facesse rimostranza quando dalla folla si udì un urlo straziante che chiamava per nome il comandante.
Al suono di quella voce qualcosa si smosse nell'ufficiale che invaginò la sciabola e trasse a sé, con un cenno, la giovinetta che sembrava non avere pace.
Per calmarne gli umori e parlamentare si portò quindi con ella nell'antro della caserma.
Dopo pochi minuti venne fuori, sconvolto in viso e senza la giovane, facendo cenno ad un commilitone di andare dentro.
Dopo un pò anche questo, visibilmente tramutato, uscì dalla guardiola lasciando il posto ad un altro fante.
Per ultimo l'ulano, il più contrariato e acceso di spirito.
Non si sa che argomenti usò Luisella per rabbonire gli austriaci, ma nessuno fu giustiziato quella sera e tutti gli arrestati furono liberati.
Nei giorni successivi non ci furono ritorsioni o saccheggi e la Repubblica di San Marco fu l'ultima a cadere.
Qualche tempo dopo, siamo già alla seconda guerra d'indipendenza, Camillo di Cavour ebbe a ricordarsi dell'episodio e alla cugina Virginia, nota come Contessa di Castiglione, mandata in ambasciata a Parigi, scriveva in codice di far con Napoleone III come Luisella.
Ora, dai diari della Contessa di Castiglione, sappiamo esattamente cosa facesse ella con i molti amanti, perché annotava tutto, beninteso in codice, dal bacio al supino abbandono.
Spesso si legge che con l'uno o col tal'altro vi fu una fugace Luisella...