Un po' per impegni rubatempo degli ultimi giorni ed un po' per qualche tentativo di accesso al forum andato a vuoto :gratt: :/ (Tecnologia 1 - AndreaBeatles 0), condivido in ritardo un giro bazzicante nel sud della vicina Umbria, risalente ormai ad un paio di settimane fa.
Le insolite (autunno??) temperature e l'esposizione solare ancora prolungata hanno permesso un chilometraggio bene o male corposo senza eccessivi orpelli tecnici d'abbigliamento per il freddo e senza l'occhio troppo rivolto all'orologio; lungi da levatacce quindi risaliamo la Vallesina (in pienissimo fermento Vendemmiaiolo :wink: ) sconfinando ed abbandonando la SS76 il prima possibile (beato entusiasmo da viabilità secondaria! :wink: ).
Il vecchio tracciato ci culla con traiettorie illogicamente (per fortuna) non troppo rettilinee, brevi saliscendi, i pianori umbri ad aprirsi a destra ed a sinistra. Incuneandoci verso la parte meridionale della regione la prima tappa logistica/tempistica/cazzeggio 😃 è a Gualdo Tadino.
Centro Storico di rigore, entriamo con discrezione ma attirando sguardi ed attenzioni degli avventori del classico baretto della piazza.
Stop in Piazza dei Martiri...
La bella cattedrale romanica svetta austera al pallido sole; in basso a destra non il bagno,
bensì la cinquecentesca Fontana del Monte ("orpello" - nell'accezione positiva - a dare quel ritocco moderno - vista l'età della base - alla chiesa dedicata a San Benedetto).
Il centro principale della Valsorda sembra ancora sonnecchiante, nonostante l'ora tarda...
...tranquillità infrasettimanale a farla da padrone.
Caffè, traccheggio da bancone, alcuni scatti (fotografici), un piccolo litigio con la zip del traforato e si riparte.
Ancora sud, ancora meridione; appena dopo Spoleto proseguiamo in senso antiorario il giro previsto inizialmente al contrario.
Provincia di Terni, il capoluogo viene saltato a piè pari prediligendo invece, per la sosta successiva, la caratteristica Narni (tanto cara ad Enzorock 😉 ).
Stop in Piazza Garibaldi, proprio sulla soglia della nuova Ztl.
Nella patria del Gattamelata l'aria di Medioevo la fa (giustamente) da padrone; un po' per il retaggio storico cittadino, un po' ad uso e consumo dei (numerosi e d'Oltralpe) turisti.
Bighelloniamo prima e dopo d'uno snack, perdendoci quel tanto che basta per finire nella particolare chiesetta di S. Maria d'Impensole...
L'aria del 1100. si sente tutta; non è blasfemia o mancanza di rispetto, ma con più astanti e qualche drappeggio in più ci sarebbero stati problemi a distinguerla dalla chiesetta di Frittole di Troisiebenignana memoria.
Colpevolmente "saltiamo" la visita alla città Sotterranea, un po' per gli orari infrasettimanali incompatibili, un po' per dedicarle maggiore attenzione in una futura sortita (ponendola magari come meta e non come semplice tappa); si riprende parzialmente verso settentrione diretti al main event del giro odierno.
Ripassata Terni le prime indicazioni per Visso ci regalano sprazzi di Marchigianità: costeggiando il fiume Nera resechiamo in pieno la Valnerina.
Location in toto bike addicted (chiarissimo sia da strade, panorami e traiettorie, sia dall'alto tasso d'autovelox) costellata di borghi uno più incantevole dell'altro (Arrone e Ferentillo su tutti). Purtroppo però spesso il richiamo della strada distoglie l'attenzione da piccole grandi chicche che meriterebbero maggior sorte ed interesse.
Proprio nei pressi di Ferentillo imbocco l'erta per l'Abazia di S. Pietro in Valle: non segnalata (eccezion fatta per il resort che occupa la parte privata del complesso), pendenza da muro, fondo così così, parcheggio ben distante dall'ingresso ed ultimo tratto percorribile a piedi (e quasi al limite del trekking).
Le avvisaglie per la particolarità nascosta, ci sono tutte.
Risaliamo 2-300 metri di quella che sembra quasi una mulattiera (ben distinta dall'ingresso per gli ospiti dell'hotel) arrivando alla facciata della chiesa dell'Abazia...
Il piccolo luogo di culto è una vera e propria spugna architettonica di sincretismo: a partire dal Sesto Secolo (sic) ha inglobato, con un'armonia generale non indifferente, il retaggio Romano prima e Medievale poi del circondario, con un imprinting deciso Longobardo.
Merito fu della presenza dei "barbari" nel territorio di Spoleto; entriamo scostando il portone accostato. L'addetta svogliata ma comunque cordiale incassa il guiderdone per la visita (orari ferrei ed una lunga pausa pomeridiana ci hanno costretto a procrastinare l'Abazia dopo Narni; prima, saremmo stati troppo sul filo dell'orario di chiusura).
Mi colpiscono subito alcuni riconoscibilissimi segni Longobardi, poco soliti a certe latitudini...
Convivono in pieno con elementi già Romani (ad esempio, capitelli riadattati a mo' d'acquasantiere)...
...oltre a sarcofagi che fanno capolino, ora inglobati nella lunga navata, ora nell'abside (pavimentato a mosaico, per non farci mancar nulla).
Altro elemento forte è particolare è la decorazione ad affresco a tema Vecchio (lato sx) e Nuovo (lato dx) testamento; la scuola è Umbra poco dopo successiva all'anno 1000. Tradizione vuole che nientemeno che Giotto sia venuto a bazzicare in zona (no, lui non in Royal 😛 ) traendo ispirazione per i lavori d'Assisi studiando queste opere che già avevano quasi un secolo e mezzo di vita alle spalle. Mah, vero, non vero? Ci piace immaginarlo...
Anche testimonianze 400esche (a testimoniare quasi otto secoli d'evoluzione armonica nello stesso edificio).
E si riparte, risalendo verso Foligno e rientrando in Regione stavolta dai piani di Colfiorito (ma questa è un'altra storia......... 😉 ).
Quindi se in zona, natura, buona cucina, curve a profusione... ma occhio anche alle particolarità storiche ed architettoniche nascoste o quasi.
Il più delle volte ne vale la pena. Eccome. 😉
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