Mr.R wroteBisogna considerare che per la casa madre il mercato europeo è una caccola del suo venduto globale.
In India quando gli si romperà a catena prenderanno il fatto come una volontà degli dei, andranno da uno di quei meccanici che lavorano per strada e che, con 2 euro, gli sistema il tutto usando una catena riadattata dal cingolo di un vecchio carro armato inglese.
In genere uso epiteti non lusinghieri in riferimento agli indiani e alle loro moto, tuttavia un bagno di umiltà, ogni tanto, è d'obbligo ed emergendo purificato dal Gange dell'obiettività alcune considerazioni emergono spontanee come la leptospirosi.
La civiltà indiana è millenaria e nel campo della ricerca scientifica gli studiosi indiani rappresentano la compagine più nutrita.
Quindi certe soluzioni maccheroniche non possono non essere state considerate e analizzate, prima di essere adottate, anche se a noi appaiono stupide e inspiegabili.
Di sicuro qualche anno fa era come diceva Mr.R, poi, in un'ottica di lungo periodo, le cose sono cambiate e stanno cambiando ancora.
La bullit EFI è stato il primo passo verso la modernità, ma ancora legata alle antiche dinamiche commerciali e produttive.
Con la maiala si è diversificata la gamma e si è introdotto un cuneo nel mercato extradomestico.
Con la bicilindrica si sta cercando di affacciarsi da protagonisti sul mercato mondiale.
In quest'ottica vanno visti l'estensione di garanzia, una migliore qualità costruttiva e una certa attenzione per il cliente.
Per assurdo, una vecchia bullet che si sfalda in mano fa risaltare ancora di più la differenza con un'interceptor, a tutto vantaggio dell'immagine di solidità che il marchio vuole darsi.
Tutto questo è certo frutto di studio e di strategie commerciali.
Non vale più, o varrà sempre meno, l'idea di "basta che partano".
Pure il mercato nazionale, che ancora costituisce il core business della Royal, ma che è più rivolto alle piccole e medie cilindrate, trarrà beneficio dalla produzione di modelli più esclusivi, tanto, e qui sono d'accordo, l'indiano continuerà in gran parte a comprare la bullit 350 che continuerà a farsi riparare a bordo strada.
Il percorso è lungo e credo ci vorrà ancora tempo per arrivare a standard giapponesi o europei, ma vincerà sempre la legge di mercato.
Sui modelli di grande produzione continueranno a risparmiare i centesimi sui paraoli e a farli assemblare da stagionali nel periodo di germinazione del riso, mentre sui bicilindrici e sui prossimi modelli staranno molto attenti e anche i prezzi saliranno di conseguenza.
L'idea è quella di conquistare il mondo. Le nostre catene primarie sono vittime predestinate e, tutto sommato, rientrano perfettamente nei loro programmi di costi/benefici.