Giornata con sole pallido ma sferzata, soprattutto nella notte, da una Bora tremenda che ha abbassato notevolmente le temperature. La Domenica è iniziata con Eolo decisamente più calmo ma con una massima prevista ballerina più o meno sui 5 gradi. Le (poche) conoscenze motociclistiche contattate in maniera propositiva, nicchiano poco interessate all'idea di un giretto quotidiano ma la cosa non ci ferma (non mi pare sia mai successo in passato 😃 ); un Settimo Giorno non lavorativo poi per la mia Ufficiale in Seconda è cosa più unica che rara e va onorato bene (anche perché è proprio lei che scalpita, dopo un'astinenza Royalistica di un paio di settimane per un motivo o per l'altro 😛 ).
Di neve non ne mettiamo in programma (fatta da poco la sortita Sibillina, cerchiamo di variare individuando un altro tema, le previsioni meteo per il Sud della regione son peggiori, non c'è nulla da dimostrare, e poi di neve - e del Generale Inverno tutto - ne abbiamo ben piene animi e gonadi 🙂 ), optiamo per il Centro/Nord regionale.
Strati su strati di "tecnico" (e poi c'è sempre "quel gilet" che nulla teme e tutto protegge) ci mettiamo al riparo dal freddo mentre scaldo con più amorevolezza possibile la piccolina color Argento (col termometro olio che si terrà tutto il giorno fra i 40 ed i 50 gradi; tirate di collo in programma? Assolutamente no grazie! 😉 ). Tolgo inizialmente dal novero anche la superstrada, risaliamo la Vallesina lungo il vecchio tracciato cordiale della via Clementina. Tra frazioni e contrade si tagliano Jesi e Monsano. Chiaravalle, sosta.
Sonia è un po' perplessa: ok la "solfa" da anni della riscoperta del territorio, dell'italianità, della bella esaltazione della normalità, della riscoperta del "dietro l'angolo", ma una tappa dopo 20 km scarsi non se l'aspettava proprio. Spiazzata.
Ci sono più motivi, in realtà: il primo, altruistico :rolleyes: , per darle modo della classica "colazione domenicale" - bar, Corso e tutti crismi di rigore per quello che è comunque un rito - (visto che dei due la "normale" è lei, il sottoscritto "colaziona" abitualmente, ahimè, con nicotina e caffeina). Gli altri (di motivi): trovare il punto in comune fra Chiaravalle, Milano, e le tante Clairvaux sparse Oltralpe.
L'Abazia. A Chiaravalle c'è infatti uno degli esempi di abazia cistercense che San Bernardo (ed il suo seguito, poi , a suo nome) ha sparso in giro quasi fatte con lo "stampino" per una sorta di clonazione ante litteram. Dalla "colazione" (fatta. Prima il piacere! 😉 ) ), a questa "clonazione", imbocchiamo una traversa del Corso.
S. Maria in Castagnola...
...è quindi "gemella" delle illustre omonime disseminate al Nord ed in Francia. All'interno riusciamo ad ammirare i tipici costoloni della volta, lungo le navate...
...ma riusciamo poco a far "da turisti" (è pur sempre Domenica e quasi in orario di funzione). Pochi scatti ripresi, ma un modellino esterno ci viene in aiuto per meglio illustrare l'intero complesso...
...con tanto di valletta. 🙂
Non faccio in tempo a capacitarmi che la succitata "solfa" poi tanto solfa non è (Sonia è passata dallo "spiazzata" al "curiosa": ha frequentato le Superiori a poche centinaia di metri da qui, come mai nessuno le ha mai detto 'sta cosa?) e raggiungiamo un altro dei motivi per la tappa. Chiaravalle è città Natale di Maria Montessori, madre del metodo omonimo che ci permette transitivamente di dire che uno dei migliori percorsi educativi riconosciuti è quindi Chiaravallese (anche se fra i meriti della dottoressa io annovero anche quello, non da poco, d'aver scalzato decenni di strapotere di Marco Polo per poter chiudere la gloriosa storia della banconota da 1000 Lire. Oh, scusate se è poco. Per me, è "merito" anche questo! 😉 ).
L'abitazione della Montessori è commemorata da una targa in memoria...
...e sede dell'omonima Fondazione (un ufficio = non visitabile = è comunque chiuso).
Rimbocchiamo il Corso (alla fine, due "prede" in carniere, non male per una "tappa/non tappa") mentre rimugino anche sull'ultimo, dei motivi. A Chiaravalle è nato pure il sottoscritto, eh :rolleyes: ...nessun accostamento irriverente, non sia mai, ma mi piaceva rafforzare questo legame "originario" col carattere Royal che mi porto dentro.
Proprio a Chiaravalle poi ho una libreria dove "Giringiro" e "Sorrisi senza fretta" faticano molto più di altre. Nemo propheta in patria? Chissà. Ma con "tigna" (la "cazzimma" in salsa al ciauscolo :wink: ) non ci si ferma mai davanti a nulla, e si riprova. E si continua.
E proprio per continuare (ed onorare la sezione delle scorrazzate con le nostre belle) si rimonta in sella... 😉
Rotta a Nord. SS16. Sarà anonima ed un po' squallida 'sta tratta (come tutte la statali periferiche), ma quanto corre via la mente ogni volta che la percorriamo. Dalla Padova bella e cara, all'Abruzzo, al tacco d'Italia: potenzialmente un nastro d'asfalto lunghissimo che se potesse parlare, eh quante ne avrebbe da raccontare.
Tra una rimuginata e l'altra per fortuna non soffriamo delle sferzate del vento. E' la Bora che sta spazzando la regione questi giorni, ma questa porzione costiera sembra esserne esentata. "Solo" freddo. Con tutto il corollario classico del mare invernale. Un grigio colorato costante tanto vuoto quanto affascinante che serpeggia tra Marzocca, Senigallia, Marotta, Torrette. Non è un bicchiere mezzo vuoto triste, è un bicchiere mezzo pieno particolare (e scevro dalla valanga gitaiola turistica tipica dell'estate).
Fano: mi avvicino al centro e costeggio la possente cinta muraria, quando un limite transennato ci chiude il passaggio.
Che genio: piazzo una tappa a Fano... proprio nella prima domenica del famoso Carnevale locale.
Ci fermiamo: poco male, raggiungeremo a piedi il vicinissimo centro storico (ma mi perdo l'Arco d'Augusto, così, oltre le transenne e nell'area della sfilata).
Anche qui "Corso" fino alla centralissima piazza XX Settembre. Il "salotto buono" cittadino.
Uno dei simboli della città, la Fontana della Fortuna...
La calca in maschera è fuori dal centro, qui in piazza troviamo un'insolito Mercatino
natalizio "carnevalesco" ed un concorso di bellezza canina (giuro 😃 ).
Approfittiamo della sosta per la classica rifocillata per pranzo. Il meteo e la temperatura si mantengono costanti, ben bilanciate da un morale sempre elevato e contento.
Ripartiamo dopo pranzo e dopo tanti scatti; peccato che la foto più bella di giornata è quella che non son riuscito a fare (il bambino a bordo strada che lascia la mano della mamma e saluta a tutte e dieci dita, ricambiato, la moto che gli sfila piano accanto 😉 ). Divincolatici tra le viuzze e le deviazioni per la sfilata prendiamo un breve tratto di Flaminia. Verso l'interno comincia ad avere qualche sussulto anche l' (ipotetico) altimetro. Nessuna tirata di collo, dicevo, ma un po' di brio non guasta. 😉
Calcinelli, Saltara, Barchi. Abbandonata la Flaminia (l'avevo detto che il tratto era breve 😛 ) il fondo stradale è penoso, nonostante non si tratti di interpoderali o simili. Pessima caratteristica di queste zone, servono 1000 occhi.
Peccato perchè è zona viatico alla prissima tappa, Mondavio.
Alla base della celeberrima Rocca Roveresca troviamo tante moto appollaiate e di grande cilindrata. Tante, grosse, ma poco studiate, perché son fuori strada. Il periplo del borgo prosegue, infatti, e non preclusa alle moto la strada arriva fino in cima.
Fino al limite estremo della rocca.
Rocca che ospita l'omonimo museo (toh... chiuso! 😐 ) ma che mantiene intatta, esternamente, la sua maestosità e la sua originalità praticamente quasi intonsa.
L'ingresso alle mura...
Museo...
Per fortuna un altro modellino (ancora?!? 😃 E' giornata?!? 😃 ) ci viene in soccorso...
Nella vicinissima piazzetta...
...troviamo ristoro nel classico "baretto" del paesino. Curioso vedere che alle pareti, tra le reclame del Biancosarti Aperitivo Vigoroso & simili, trovano spazio anche le effigi del duchi della Rovere. Se non è retaggio questo!! 😃
Tutta per noi...
Curioso vedere nel "fossato" le riproduzioni delle macchine da assedio dell'epoca...
Cheeeeeeeeeeeeeese!
Sfiliamo davanti il teatro cittadino, piccolo quanto un capanno per gli attrezzi (magnifico!!), sobbalzando sul pavè mentre prendiamo verso l'esterno delle mura. Si continua a chiudere il cerchio riprendendo la via della Vallesina, il pomeriggio avanza continuando a far calare la temperatura. Ma c'è molto, moltissimo lungo strada, un ipotetico rosario ricco di grani fatti da paesetti e paesini uno più bello dell'alto.
Ne approfittiamo per l'ultimo stop di giornata nella vicina Corinaldo.
Povera sorte, Corinaldo. Poteva rimanere nel novero dei Borghi più belli d'Italia, forte delle sue scalinate, del suo famoso pozzo, delle mura. Dei "matti" (perché, e non chiedetemi perché 😛 , se Piobbico è patria "dei brutti", Corinaldo lo è "dei matti"!! 😃 ).
E aveva fama quasi "ovattata", in zona, perchè "...Corinaldo? Paese di Maria Goretti!"
E invece, passando dalla santa bambina, ha ora la fama del pasticciaccio brutto dello scorso Dicembre. Col corredo dell'inevitabile "turismo da tragedia" che mentre sui Sibillini e nel maceratese porta gli idioti a farsi i selfie sulle macerie, qui porta altrettanti geni geniali a girare a caccia di sciagure o preadolescenti dalle vite maledette, come se fossero cose che si trovano nelle fioriere a bordo strada.
Ed invece io, banale 😉 ma rispettoso , mi limito allo scatto di fronte all'ennesima Rocca (di nuovo?!? Vabbè che tra abazie e castelli, oggi va così... 😉 ):
Ci siamo quasi, aria di casa. Si rientra. Finito
Non prima d'aver allungato ritualmente però di quei 10-15-20 e passa km, girando ora qui, ora là, procrastinando il più possibile il "ciao ciao" con la piccola in garage. A mo' di capriccio. 🙂
E qui esistono due tipi di persone: chi lo fa, e chi mente. 😉
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