Ammetto che di queste cose ancora non me nesono capitate. Lo so lo so, sono una persona noiosa. Ma sono anche anziano dentro: viaggio adagio, non do confidenza. Però fuori Castel del Monte c’erano due cani da pastore che dormivano quasi in mezzo alla strada. Li ho schivati e uno dei due mi ha inseguito. In effetti andava veloce quasi come una Enfield. Made like a dog, goes like a bullet.
I posti sono incantevoli, Campo Imperatore su tutti. Il Gran Sasso ti colpisce per gentilezza e durezza. Montagne, le rocce degli abruzzi. Ma anche campi e pascoli, cavalli e mucche. Distesa infinita di erba e una strada malmessa che taglia in due il verde. Non ho resistito, ho anche fatto un po’ di fuori strada.
Poi la salita a Forca di Presta tra Marche e Umbria. I segni del terremoto ovunque, con la moto solitaria nei centri di borghi distrutti e disabitati. Zone “rosse”. Effetto alienante. Lo scorso anno sono stato a Pieve Torina per un reportage post terremoto: camminato tra le macerie, fotografato. Parlato con le persone. Ma era lavoro. Passare così, ai 40 all’ora durante un viaggio. Niente uomini della Protezione civile o dei Vigili del fuoco. Le case diroccate, nessuno al di fuori di te. Straniante. Una volta scollinato, invece, del terremoto non c’era più traccia. In quella breve discesa fino alla piana di Castelluccio. Distrutta la presenza dell’uomo da una parte, la natura intatta dall’altra.