Salve a tutti!
Come mio solito, quando riesco a fare un'uscita, mi piace scrivervi qualche parola a riguardo. Questa volta, però, non ho viaggiato in solitaria come faccio di solito, ma sono uscito per la prima volta insieme alla mia "compagna". Visto la novità della situazione, invece di optare per nuove strade ed itinerari, come faccio di solito, ho fatto una strada che oramai conosco bene, quella per il Gran Sasso.
La moto era appena stata tagliandata da me la settimana scorsa con un cambio di olio completo, una buona lavata, serraggio dei vari bulloni ed ingrassaggio finale. Quindi il giro è stato anche un banco di prova per vedere se avevo fatto tutto bene. Visto che dopo il primo giretto avevo notato un calo del livello dell'olio, pensando che potesse succedermi di tutto, non vi nascondo che ho viaggiato un pò con il cuore in gola...
Con molta calma, domenica mattina, siamo partiti. La temperatura era abbastanza calda, ma in previsione di salire in montagna ci eravamo dotati di uno zaino con qualche vestito più pesante. Il serbatoio era già pieno, visto che ho preso l'abitudine di riempirlo ad ogni uscita che faccio. Faccio qualche kilometro, appena dopo aver imboccato la strada che mi porterà verso la Val Vomano, quando un signore in sella ad una splendida e anziana Africa Twin, mi affianca e si complimenta per la bellezza della moto. Mi supera, ma lo ritrovo dopo qualche kilometro sul ciglio di una piazzola, mentre mi fa cenno di accostare. Lo assecondo volentieri, perchè è una persona che conosco, la vedo passare in sella alla sua amata molto spesso per il paese. Vi assicuro che è un centauro nel senso arcaico del termine. Non l'ho mai visto in piedi, solo in sella. Anche al ritorno,a fine giornata, l'ho incrociato davanti ad un bar, mentre sorseggiava una bevanda. Non era seduto al tavolo. Era sempre in sella.
Comunque sia mi racconta che la settimana prima aveva incontrato cinque royalisti della Marche in un paese vicino, Roseto, e si era fermato a parlare anche con loro. Mi dice quanto gli piacciano queste moto anche se la sua Africona non la abbandonerebbe mai. Ci salutiamo. E' stato una bella pausa seppur solamente dopo qualche kilometro dalla partenza. Riprendiamo a viaggiare. Il tempo è stabile, la moto borbotta tranquilla ed io continuo a macinare la strada quasi sempre sui 60-70 Km/h. La mia compagna non fa un lamento. Si gode il paesaggio con la sua sciarpa svolazzante. Non è mai andata in moto, se non per qualche giretto.
Arriviamo all'ingresso del Parco Nazionale e decido di fermarmi ad una piazzola per controllare che tutto sia in ordine. Ho paura di aver fatto qualche errore in sede di tagliando...Controllo il livello dell'olio. Controllo le viti sotto al motore che per paura di stringere troppo e fare danni ho timore che le perda per strada (le ho strette abbastanza comunque...).
Sembra tutto in ordine. Un sorso d'acqua e le mostro il percorso che faremo sulla mia fidata cartina della regione. Nel frattempo passano orde di motociclisti, raggruppati per generi. Bikers ammerigani, Dakaristi con enormi valigie in alluminio e gli immancabili pistaioli sui loro trespoli a curvatura. Alcuni suonano facendo segno di apprezzamento con il pollice. Rimontiamo in sella e prendiamo di nuovo a salire. Qualche curva più su, un allegro motociclista in sella alla sua fiammante moto da corsa (non so quale, sembrano tutte uguali), vestito in maniche di canottiera, credo senza casco e con qualche decina di kili in più addosso è convinto di essere in pista e per questo invade completamente la mia corsia. Lo saluto gentilmente con il braccio invitandolo a visitare luoghi davvero belli per quelli come lui. Dopo questo piccolo intermezzo la strada è la solita. La percorriamo ascoltando il borbottio granitico del monocilindro vecchio stile. Siamo arrivati quasi in vetta. Il tempo è cambiato e minacciosi nuvoloni grigio scuro si stagliano nel cielo.
Arriviamo al piazzale e non vediamo l'ora di mangiare qualcosa. Ci sediamo ad una locanda ed ordiniamo qualcosa. Un tagliere di salumi e formaggi, una frittata e due zeroquattro bionde, alla spina. Mangiamo con calma. Ogni tanto osservo una Harley parcheggiata li vicino. L'omaccione con il gilet e la sua donna deve esserne il proprietario. Il mezzo ha ogni tipo di customizzazione ed adesivo immaginabile: fori di proiettile adesivi, un'alta sissy bar, un filtro dell'aria proteso anteriormente ed estremamente a punta che lo fa assomigliare ad una lancia di un cavaliere medievale ed un'immancabile bandiera sudista...
Il tempo sembra cambiare. La temperatura si è abbassata. Torniamo alla moto e prendiamo a scendere. La moto scoppietta in discesa, ma non mi sembra nulla di preoccupante. Usciti dal pericolo di pioggia ci fermiamo per levarci la maglia più pesante che abbiamo indossato per l'occasione. Uno squarcio di paesaggi cattura l'attenzione della mia compagna:
Il ritorno a casa è tranquillo. Mi fermo solo una volta, perchè mi sono reso conto che sto per ustionarmi le mani. ho viaggiato tutto il tempo senza guanti e sotto al sole. Per fortuna la mia è una pellaccia e non si scotta facilmente, ma decido di indossare i guanti, poichè la pelle si è molto arrossata. Registro il mente la lezione per le prossime volte. Nella mia esperienza di "motociclista" paradossalmente non ci sono mai state escursioni estive così lunghe, visto che ho la possibilità di girare quasi solo in inverno...
Siamo quasi arrivati a casa. Sulla Nazionale Adriatica il signore con la sua Africa Twin, incontrato al mattino, mi fanno cenno di saluto, mentre sempre in sella si intrattiene appena fuori dal bar. Io dopo qualche kilometro mi fermo per riempire il serbatoio. Riapro il rubinetto della benzina (lo chiudo ogni volta che faccio rifornimento), spedivello e ripartiamo e poco dopo affronto la rotonda per entrare in paese e PUF! la moto si spegne. Mi accosto. Sono ancora senza batteria. Spedivello di nuovo e si riaccende subito. La mia compagna monta in sella e lei, la moto, dichiara nuovamente forfait. Succede così un altro paio di volte, finchè decido di provarla da solo. Nisba. Stessa storia. Qualche metro, poi la lancetta dell'amperometro deflette fortemente in zona verde e si spegne. Preso dallo sconforto mi rassegno vinto da quella che credo essere la maledizione del Classic Engine. I disastri più temuti iniziano a prendere forma. Sudo freddo mentre la spingo poco più avanti da un elettrauto amico, per lasciarla direttamente lì.
Torniamo a casa a piedi, tra le rassicurazioni della mia lei. Io mi gratto la barba pensando al peggio.
Tornato a casa chiamo l'elettrauto che mi dice di lasciare la moto lì, mettere le chiavi nella cassetta della posta, in maniera tale che all'indomani avrebbe preso a lavorarci. Io non ho intenzione di lasciarla all'addiaccio tutta la notte e chiamo un amico che ha un ristorante lì vicino. Un motociclista di vecchia data, con la passione per le moto dure e pure con molti viaggi alle spalle. Mi dice di portarla da lui. Le avrebbe trovato un posticino sicuro in garage. Mi rassegno mentre torno in auto sul luogo del misfatto. Mi balena l'idea che qualcosa al rifornimento fosse andato storto, in fondo la moto era andata bene fino a prima della sosta di rifornimento. Forse mi sono rincoglionito ed ho messo diesel invece che benzina o forse per qualche sfigato motivo ha pompato qualcosa di diverso nel sebatoio o forse...
Forse, penso, non avendo la batteria ho maldestramente lasciato i cavi penzoloni che si sono toccati ed hanno fatto corto...Forse al tagliando qualcosa lo avevo fatto di sbagliato lasciandoli in quel modo, per dimenticanza. Apro il vano della batteria. Uno degli occhielli tocca il telaio. Tiro fuori il nastro isolante e lo passo sui quattro capicorda. Richiudo il vano e faccio ripartire la moto. Non incespica. Si accende e continua a funzionare senza nessun problema. Nel frattempo il mio amico che tutti conoscono come "Gazzosa" è arrivato. Mi dice che è molto bella e mi chiede di fargliela provare prima o poi. Torno a casa a prendere il casco e la riporto alla base. Deve varcare la porta del garage con il motore acceso e sulle sue gomme. La ripongo e scendo. Sono felice tanto da abbracciarla (prima la moto, poi la compagna). Come al solito spingo giù la pedivella, chiudo il rubinetto e le lascio una ciotola di olio e cuscinetti nel caso avesse fame. Sono molto felice, la giornata ha avuto l'epilogo che meritava...
Titoli di coda
La mia compagna non vede l'ora di tornare in sella tanto che oggi ha guardato vari itinerari da fare, su google maps.
Ha deciso di comprare un casco degno di questo nome e qualche capo adatto allo scopo.
Il signore con l'Africa Twin continua a girare imperterrito sulla sua amata.
Gazzosa continua il suo andar in moto e andar per mare visto che è anche un ottimo marinaio. Il suo ristorante sforna ottime pietanze, dalla pizza al pesce.
Nessuna moto è stata maltrattata...