Salve a tutti. Vi riporto il testo del diario di una mia uscita, scritto appena dopo averla fatta durante i famigerati giorni della merla. Purtroppo non ho avuto modo di pubblicarlo prima, perciò spero che anche con questi primi sprazzi di primavera apprezziate comunque il racconto...
Eccomi qui. Sono recidivo. Non mi è bastata la prima volta, così domenica scorsa sono fuggito di nuovo.
La sera prima, quasi non riuscivo a prendere sonno per la voglia di decidere dove andare l'indomani, ma alla fine ho ceduto e sono crolalto in un profondo riposo. La mattina successiva, con molta calma ho preso il necessario ed ho inforcato la strada. Erano anni che volevo fare una cosa del genere proprio nei cosidetti "giorni della merla". Fare il pieno al serbatoio al rientro dell'uscita precedente è stata una buona scelta, così ho risparmiato tempo e sono potuto partire senza indugiare troppo.
Questa volta sarei voluto andare verso l'altro versante dell'Abruzzo, verso la Majella, ma non so nemmeno io come e perchè, mi sono ritrovato di nuovo a salire verso il Gran Sasso. La nuova giacca da moto che qualche mese fa mi ero quasi pentito di aver comprato (la prima volta che l'ho provata mi era sembrato di non avvertire l'ambiente che mi circondava, poichè essendo di buona fattura non lasciava passare il vento ed isolava ottimamente, dandomi la sensazione di aver preso il gusto di anadare in moto!) si è rivelata essere una buona scelta. Salendo, infatti, fa freddo. Sono partito da Pineto con dei leggeri guanti di pelle nera marchiati Royal Enfield, ma nel mio fido zaino fortunatamente ne avevo un paio imbottiti in Gore-Tex.
Mi fermo ad una piazzola, alle porte del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, appena dopo Montorio al Vomano. Complice un piccolo calo di potenza, durato qualche secondo, che ho avvertito e che mi ha impensierito un attimo, mi concedo un cambio guanti poichè la mano destra è completamente ghiacciata. Colgo l'occasione per controllare bene i livelli dell'olio motore e di quello del cambio oltre a dare un'occhiata generale. Si sa, le Bullet sono delle Signore di alta classe ed ogni tanto si dice facciano un pò i capricci. Qualche coccola e qualche lusinga la pretendono, di tanto in tanto, ripagando con il loro borbottio granitico.
Mi piace viaggiare da solo, a volte. Mi mette di buonumore. Mi ispira pensieri buoni. Mi svuota la testa dalle preoccupazioni.
Riprendo a salire.
E' quasi ora di pranzo, ma non avverto i morsi della fame. Non voglio fermarmi in un ristorante e passare il tempo seduto al caldo. Voglio salire e fare quello che sognavo da tanto e che in parte avevo realizzato anni fa avventurandomi con una vecchia bici da corsa e passando proprio lì: voglio passare il valico delle Capannelle. E' una cosa da poco per la maggior parte dei motociclisti e delle persone in generale, alla fine sono a meno di 100 Km da casa, ma per me è stato come andare a Capo Nord. Fa freddo, la strada fin'ora non si è rivelata frequentata da altri motociclisti, fortunatamente.
Salendo, appena dopo una curva, una ventina di mucche pascolano paciose e lente, quasi sulla strada. Le saluto passandoci a distanza. Arrivo ad un cartello che indica la strada per Campotosto, ma preferisco tirare dritto ed arrivare al passo. Poco dopo, vedo una strada apparentemente chiusa al traffico: è la direzione per Capitignano, un paese dove conosco alcune persone. La imbocco. Percorro qualche chilometro tra buche enormi ed avvisi di frana, ma la moto se la cava bene. Ammortizza alla grande, non si scompone. Va avanti con il suo borbottio costante. Arrivo quasi alle porte del paese e mi fermo. Mi domando se ho davvero voglia di incontrare qualcuno, Mi dico di no e giro la moto nella direzione da cui ero arrivato. Voglio solo salire fino al cartello che indica il valico. Dopo qualche minuto sono tornato sulla strada maestra e riprendo la marcia. La moto scoppietta. Probabilmente avrebbe bisogno di una regolazione della miscela diversa. Salendo dal livello del mare fino a oltre 1000 m, forse inizia a soffrire un pò la mancanza di ossigeno, non saprei. Comunque vado avanti, poichè non è così preoccupante. La moto reagisce bene, non soffre, non tende a spegnersi e non scoppia troppo da smagrimento. Il monocilindrico in salita mi piace molto. Ogni pistonata è una nota musicale.
La neve fa capolino ai bordi della strada. Mi riempie il cuore. Mi fermo perchè stranamente ho voglia di fare qualche foto.
Arrivo finalmente al passo: Il momento è magico. Mi accosto e osservo intorno. Faccio una foto alla moto, proprio sotto al cartello, per ricordo. Intanto è passato il primo motociclista della giornata. Credo viaggiasse su un Bmw, ma non ne sarei così sicuro. Fatto sta che quasi non me ne sono accorto visto il suono più che civile del suo motore. Viaggiavamo, probabilmente, ognuno con la propria voglia di solitudine, di clandestinità. Come cani randagi col passo nevrotico, a bordo strada. O almeno io così ho immaginato. L'ho ringraziato - a mente - per non essersi fermato.
Riaccendo la motocicletta e dopo una rapida inversione, inizio a scendere. Potrei fare una deviazione e prendere una strada che non conosco che mi porterebbe a disegnare un anello "abruzzese" per tornare a casa. Il mio spirito scalpita per farlo, ma il cervello mi consiglia di fare la stessa strada di prima. Il sole inizia a scendere e la probabilità di trovare una curva ghiacciata e finire per terra non mi entusiasma parecchio. Ci sono curve in quelle zone che sono sempre in ombra, tutto il giorno, tutti i giorni.
Sono quasi arrivato e come la volta precedente, riempio il serbatoio in vista di una nuova sortita. Deve essere sempre pronta. La rimetto in garage, al sicuro. Controllo che tutto sia in ordine e mi riprometto di comprare presto una batteria. Anche questa volta sono uscito senza, tanto che la moto faticava, di tanto in tanto a tenere il minimo. Porto il pistone al punto morto superiore, chiudo il rubinetto e la metto a nanna. Le lascio accanto una ciotola di olio nel caso avesse sete. La saluto con una pacca sulla sella e un pò infreddolito mi accingo a tornare in famiglia. La mia solitudine è finita, ma ho in faccia un lungo sorriso sornione...