AndreaBeatles wroteNon è un "resoconto di viaggio" in tempo reale vero e proprio; purtroppo (per me) per impegni ed attenzioni varie procede a rilento il lavoro di raccolta e limatura di appunti, pensieri sparsi, parole e sorrisi 😃 relativi al terzo "Giringiro" che la mia povera passeggera s'è dovuta sorbire quest'anno, ma che spero porterà ad un qualcosa di bello in un lasco (relativamente) breve (ma come ogni Royalista ben sa, tempistica e piacere non spesso vanno di pari - spedito - passo 😉 ).
E mi riquoto, riprendendo allo stesso modo quanto detto alcuni giorni fa.
Simile andazzo, simile sinfonia. Rimetto mano e pensiero a sprazzi riordinando il calderone relativo alla consueta ormai "sparata" annuale in lungo ed in largo per lo Stivale, riassociando pensieri immagini e parole più per aree tematiche che necessariamente o obbligatoriamente cronologiche, vista la mole di tanti episodi, visuali, sapori.
Un po' per riviverli, un po' per riordinare il caos calmo e bello che si portano dietro, ed ora anche per "svagarsi" egoisticamente un po'. Pochi giorni fa purtroppo se n'è andata quella che era il "fulcro Sud" del Giringiro, la persona che non importa dove andassimo, dove finissimo, dove ci sperdessimo, era però "tappa" fondamentale ed immancabile, porto sicuro dove rifugiarsi con piacere vicino e sincero
(OT: tramite cellulare, social e gps un Royalista Campano m'ha "individuato" nel Salernitano domenica; messaggio via Fb di invito, uscita, giro, incontro fra amici. Declino ovviamente, vista la brutta ricorrenza - e poverino, che poteva saperne... - , e ringraziando; ma se sei anche qui nel Forum, Stima massima, Rispetto e Grazie sincero a te. M'hai regalato un sorriso vero, non si diventa Reali per caso. :thumb:
).
E allora per rigirare un po' 'sta testa triste, riprovo (male?) a fare quel che mi riesce (peggio?), dividere cose belle affinchè diventino ancor più belle.
Dicevamo, diamo dell'ordine, magari per aree tematiche.
Nella solita ricerca del bello che può nascondersi dietro l'angolo, esplorando "anta all'ora", quest'anno mi son lasciato spingere maggiormente anche dall'interesse per una delle "passioni passive" che nutro, quella per il ciclismo. Passiva perchè un paio d'ere geologiche fa qualche sgambatella stile Coppa Cobram me la facevo pure, ora resto invece osservatore curioso ma accalorato, affamato d'aneddoti, d'aspetti coloriti e di piccoli grandi episodi che quelle due ruote lente sanno talvolta regalare (e se davvero c'è la tappa del Tour del Belucistan, per dire, un occhio alla classifica lo butto comunque... davvero... Ma vabbè).
Ciclismo che ha in comune con noi il momento topico nell'altitudine, nella vetta, nella salita, nel passo, nella cima. Quella vicinanza a un qualcosa che sta più in alto e sembra quasi di toccare, quel gusto ascetico per i panorami, quella riscoperta della natura, quel gusto dell'impresa che le cime (come i punti estremi, più a Nord, più a Sud, più a Est, più a Ovest, o gli abissi, o i grandi spazi) sanno risvegliare istinti atavici nell'uomo. Ed anche noi in moto solitamente abbiamo una propensione per la montagna: vuoi per le curve, per i tracciati, per la libertà, per le emozioni, per il celolunghismo da racconto (noi proprio come i pescatori 😃 ), per l'appagamento, per lo svago. Arrivai a leggere anche che "la montagna mi piace per i rutti allo stinco mangiato al rifugio, che mi faccio nel casco ridiscendendo verso casa" (sic). De gustibus! 😃
Ciclismo, quindi, e due figure attualmente per me (per me) cardine emotivavventuroso. Scarponi ed il Pirata. Due mondi a parte, un unico destino che li ha fatti scappar via in fuga in modi brutti ed ingiusti, decisamente fin troppo presto (eh, ma esiste poi il limite giusto?). Michele perchè mio coetaneo, medesime origini, sorriso pulito e contagioso che beccavi facilmente qui in strada, per quel "...quant'ha fatto Scarpò??" che sentivi ai bar, all'edicola, nello jesino dopo ogni giorno di gara. E per quell'incrocio ad una manciata di chilometri da casa mia, che ti si stringe stomaco e tutto ogni volta a ripassarci. Marco perchè ero davanti la tv, quel giorno di Merano, dove quel ragazzino con un ginocchio al posto della capigliatura prendeva a schiaffi il Gotha, "ma che fa 'sto matto??". Ed insegnava che 2+2 non fa sempre necessariamente 4, e che non è mai detta l'ultima.
Oddio, andiamo lunghi. Salite, cime, dicevo.
E in questa sparata del 2017, fra un mulino, una chiesa, una statua, un'abbazia, un'enoteca, un lago ed un lager prendono posto lungo l'ideale filo rosso anche le salite, tante e particolari. Dalle ToscoRomagnole (i Mandrioli, con il loro incedere austero e particolarissimo a gradoni, identico nelle foto in bianco e nero di tempi quando a due ruote, a motore o no, percorrevano quelle trade all'epoca bianche solo pazzi con poche rotelle...)
e UmbroMarchigiane (col Carpegna, il "cielo del Pirata"), per passare a quelle ToscoEmiliane, con quell'Abetone dove proprio il Pirata rodava la gamba, in incognito, l'ultimo periodo, speranzoso di nuove zampate foriere di sogni...
...proprio alle "Piramidi" che delimitano il passo troviamo un ciclista. E' lì, solo, bici appoggiata e sguardo cercante. "Dopo tutta 'sta fatica, voglio la foto... Il selfie è triste, non rende giustizia!". Provvediamo, e come si vede, ricambia di cuore.
Ripartendo, via su, dritti a Nord come un fuso, tagliando la Bassa e cercando sempre quote vere, alte, arcigne, sudate.
Il Campo Carlo Magno, il Palade. Alpi. Sempre in cerca di epicità d'alta quota ed a bassissima velocità, in un'unica giornata ci aggrappiamo a Sua Maestà Stelvio (stavolta "transito" e non "meta", come nel 2015; tutti e tre i versanti, l'Imperiale Altoatesino...
...il Lombardo, maestoso ma a più misura d'uomo, lo Svizzero, riscoperto "da poco" dopo l'asfaltatura finale del 2015 ma meta anche d'un inconsueto "cicloturismo gastrointestinale" :lol: ).
E la giornata saliscendi prosegue col Mortirolo, quello vero, quello che "il Frullino" ha paura di rincontrare, quello rigorosamente "da Mazzo e senza piede a terra"...
Uno strano orgoglio si fa strada, la "salita Scarponi" ci fa sentire aria compaesana; insolitamente impettiti (viene "da noi", è uno "dei nostri") attendiamo con rispetto il nostro turno per una foto, mentre una squadra d'amatori spagnoli, spompati e stremati, gioviali e quasi commossi si alternano l'un l'altro per immortalare il momento guadagnato. Anche stavolta ricambiano scattandoci l'istantanea. Ripensiamo al sorriso del buon Michele, rabbuiato solo pensando a quel Giro vinto a tavolino, nel modo peggiore e che assolutamente non auspicava. Peccato aver perso lo "scatto" del Monumento a Pantani lungo l'ascesa, ma il francobollo di spazio disponibile era occupato da un cicloamatore entusiasta seppur fucsia in volto. Impossibile fermarsi o ripassare (dato il prosieguo), decisamente se l'è meritato più di noi.
Il tappone continua col Tonale, e di nuovo col Gavia eroico, da Sud a Nord...
Van Der Velde sarebbe orgoglioso.
Si perdono i conti dei dislivelli quotidiani. Un amico ci gratifica, "la maglia verde ve la siete tatuata addosso". Ma non finisce qui.
Tempo un paio di giorni e si rivivono curve, tornanti, dislivelli altrettanto epici per lo sport a pedali. Salite che trasudano gloria scorrono sotto le gomme al rombo spetazzante della Royal; Giau...
...San Pellegrino (...lineare e regolare un paio di ciufoli!!)
...e Fedaia... e Marmolada... (con la Ufficiale in Seconda immortalante 🙂 )
...il Pordoi, che è Storia su asfalto, quel Pordoi da dove "se chiudo gli occhi vedo il mare"...
...il Sella...
...Gardena, e via via Valparola, Falzarego...
...col cuore che sobbalza per i ricordi, per i luoghi, i paesaggi, i sapori, ancora le emozioni, la natura. Natura bistrattata, austera sullo sfondo, con l'umanità molesta a perdersi fra gingilli ed a non renderle onore...
Curve su curve, viste e riviste in tv, seguite sul dito sulla mappa, riconosciute da racconti e resoconti, studiate e sperate sui "Garibaldi" ("qui si può attaccare, qui si può recuperare...").
Riscivolando poi di nuovo verso Sud, verso lo strano San Boldo poi, conquistando piccole e grandi vette, tutte meritevoli di rispetto, tutte meritevoli di egual passione, tutte patrimonio di tutti.
Ma fra le macrozone Altoatesine e Venete non ci siamo persi altre chicche lungo strada, il Monte Giovo, il Passo di Pennes, l'austero e diluvianventoso Rombo...
...con la pioggia che in modo surreale, di lì, ci abbandona e cade ormai "sotto di noi". E per di qua, verso un altro piccolo grande momento d'epicità, guadagnato ad un pugno scarso di gradi centigradi nel cuore d'Agosto e il battito in gola. In Austria, la "Strada dell'Oetztaler", la "strada dei Ghiacciai" di Solden, l'asfaltata di libero accesso più alta d'Europa.
I numeri parlano chiaro, c'è poco da aggiungere. 2829 slm. I mangiaranocchie d'oltralpe che se la cantano e se la suonano possono sollazzarsi a colpi di sonore poppate di baguette, più in alto c'è solo il Veleta, in Spagna (chiusa al pubblico per raggiungere l'osservatorio, e comunque penso che siano indispensabili o quasi le bombole arrivati ai 3367 finali), o la ricchissima gamma di strade bianche o mulattiere o sterrate (e lì aspetto sognante - magari!! - i racconti dei primi Himalaiani 😉 prossimi venturi, chissà...). Il punto conquistato in Royal è questo (il cartello, ci conferma il casellante - in Austria i passi si pagano, e ben venga! Afflussi regolari, servizi, manutenzione costante, innumerevoli i cantieri visti oltre i 2000... - è stato ancora preda del cacciatore di simulacri di turno. Tutto il mondo è paese)
Raggiunto con spezzoni di racconti reperiti in rete ("gira al secondo traliccio della funivia, sinistra dopo il quarto tornante..."), documentiamo il momento con un adesivo dell'AngloIndiana (del Forum, non ne ho), con l'immancabile sorriso fisso del poco lucido.
Se poi curiosi ce ne sono, ho anche ripreso
https://youtu.be/291wXoDKcdo le fasi finali dell'ascesa, dal basso delle mie qualità di filmècher :lol:
Comunque è salita che rimane in tema col resto dell'itinerario, vista la presenza seppur saltuaria nel Giro dell'Austria, ed una Granfondo dedicata (...onore a loro!!!).
Sazi d'ossigeno rarefatto la strada riprende verso Sud. Meno curve, meno cime, meno vette. Di nuovo Bassa, mare.
E per assurdo proprio in riva al mare si svela l'ultimissima tappa a tema montagna/epicità/bicicletta.
Royal parcheggiata sul lungomare, la sabbia vela i posteggi, bagnanti attraversano la strada in costume. Cesenatico.
La gente guarda noi (...la moto... Vabbè, ma lì manco sto a specificarlo, ci divincoliamo benevolmente anche stavolta almeno d'un paio di persone per il solito corollario di "com'è, come va, come fa..." 😃 ), jeans, kevlar, mesh, pelle... felici e contenti a fotografare e fotografarsi. Intuiscono e ricollegano. "Ah, perchè era di qui..." s'inizia a sentire.
E s'avvicinano per fotografarsi e fotografare, la statua del Pirata.
Il modo più Dovuto per chiudere questo Tour (...eddaje...) de force di saliscendi, un tributo da rendere a cuore pieno.
Sognando, sperando, esultando, tifando. E prima di rientrare... vicino Filottrano.
Lo sapevo, sono andato lungo (e ancor di più avrei voluto, però. Che forse funzioni come col blues, il morale aiuta a buttar giù? Mah).
Dovevo avvisare, come minimo.
Comunque, per chi vuole, il racconto è qui. A disposizione di chi voglia assaggiarne anche solo una parte. O non può più farlo.
Cime, cime, ancora cime, Per allonanarsi, per avvicinarsi.