serpico wrote
continua
La leggera pioggerellina che avevo incontrato al passo non c'era più. . Il cielo velato ma non troppo dava il permesso a qualche timido raggio di passare.
È la terza volta che vengo al Vajont... io non sono Veneto e quindi l'ho fisicamente scoperto in età adulta e piano piano ogni volta vedo qualcosa di più. . Capisco di più. . Mi raggelo di più.
Parcheggio al primo piazzale disponibile e dal cornicione tristemente panoramico riconosco il piccolo piazzaletto di terra, sulla frana, dove dieci anni fa, in occasione del quarantesimo, Paolini raccontò i fatti accaduti prima, duranre e dopo il 9/10/63. Una ringhiera in legno porta fino alla piccola chiesetta eretta a ridosso della diga dopo la strage.. sulla balaustra della ringhiera una lunga fila di bandierine colorate (simili alle preghiere che vedo spesso nei documenari.. tibetani? Indù? ma quanto ignorante sono!! ) ricordano i 480 bambini morti quella notte. Vi lascio immaginare quanto lunga è questa cordicella di bandierine... arrivano fino alla chiesa e in qualche maniera danno un tocco di "spensieratezza colorata" alle anime di questi bambini.
La discesa alla chiesa.. il parcheggio è già semi pieno di auto dei carabinieri e protezione civile e rai.. domani ci saranno le commemorazioni e stanno organizzando e preparando il tutto.
Intorno vedi ancora i segni di quello che è successo 50 anni fa. Oltre alla frana tristemente evidente si vede ancora la lnea di distacco e la sella rocciosa della frana. Sul lato opposto e in rimbalzo sulla parete oltre la diga si vede ancora la roccia levigata e denudata dalla furia dell'acqua. Sopra queste parete opposra che incombe a strapiombo sulla valle ormai martoriata c'è Casso.. non la si vede da qui, è riparata dalla parete stessa. L'acqua quella sera sovrasta, toccandola in parte, Casso.. non so quante centinaia di metri sul livello del mare è più in su di dove sono adesso ma poco ormai conta.. sento nuovamente freddo e neanche a farlo apposta inizia nuovamente a piovere piano piano... continuo a camminare.
La chiesa...
Ritorno su sotto la pioggia fina e mi riparo un po' sotto la tenda di un signore che ogni volta trovo qui a raccontare sempre quello che è successo.
Dei carabinieri in borghese si fermano anche loro. Sono qui per "lavoro" ed hanno il distacco emotivo delle persone che arrivano da altre parti di Italia perché le hanno mandati lì... sono stati catapultati qui con un viaggio di qualche ora a svolgere servizio.. la mente è immersa nel laviro che devono svolgere e nei loro problemi. Nonostante tutto lo strazio del luogo è talmente esasperato che comunque chiedono e almeno per curiosità si domandano dell'accaduto.
Il signore mostra alcune pagine del libro da lui pubblicato.. e fa vedere Erto il giorno prima. In quel preciso istante un signore sulla settantina di anni gli arriva alle spalle e gli strappa letteralmente il libro di mano per vedere.. gli si accascia subito il fisico e lo sguardo. Era un alpino (vedrò successivamente il suo glorioso cappello sulla sua auto) e arrivò volontario il 12 di ottobre del 63 ad aiutare.. al solo vedere l'immagine in bianco e nero di Erto si è messo a piangere... come mai ho visto piangere un signore anziano che rcorda il passato. Gli chiesero di raccontare qualcosa.. ma non riusciva.. le lacrime gli bloccavano il parlare. Non so da dove arrivasse ma disse solo che da allora era la prima volta che volle tornare in quel luogo.
Il suo sguardo a tratti lucido guardava intorno e a tratti si soffermava su qualcosa e piangeva.
Non credo di riuscire a dimenticarlo.
Ho ripreso la moto.. la pioggia debole va a tratti. Faccio un breve giro.. non ho tanto tempo. Visito Erto, ricordo Casso. . Il tempo qui si è fermato.
Si è fatto tardi devo tornare a casa.. parto. Scendendo rivedo la piana del Piave dall'alto.. fa impressione... da qui è lontanissima e molto in giù.. ho ancora freddo.
Torno indietro sulla stessa strada dell'andata... ma stavolta piove bene. Tuta anti pioggia... tanta acqua, che ironia bislaffa.
Vado piano piano. In una curva nei pressi del lago Morto una chiazza di olio per terra mi fa ricordare come si tira su una moto con i fianchi e giocare con lo sterzo che galleggia sull'asfalto.. resto in piedi per fortuna. L'adrenalina è andata a mille.. il morale è tornato su pensando a quanto è bello poterlo raccontare ancora.... casa.. caldo.. mia moglie e svegliarsi stamattina.
Che giornata.