Federico
Canemitzo
Penso che sia una cagata pazzesca!!
Porzif
Canemitzo
serpico
Be.. non gli do tutti i torti. Noi siamo andati a giugno ed era già affollato.. andare di sabato o Domenica in luglio-agosto è da morire.
Su quelle strade e tornantini ci sono pulman da 46 posti granturismo che si devono fermare per fare le curve in più riprese, auto incolonnate in mezzo a curve cieche. Moto che in tutto questo casino pensano di essere alla cronoscalata.. è molto pericoloso e la strada non riesce ad assorbire il traffico. Se non si è mai avuta la possibilità di provare questa esperienza è difficile capirla.. ma è veramente una situazione troppo al limite
Adeguare la strada vorrebbe dire snaturare un paesaggio, ma qualcosa bisogna fare. Un giorno o due a settimana di chiusura darebbe la possibilità di godere della vera montagna a chi ha la fortuna di poterlo fare. Negli altri giorni un accesso regolamentato per numero di mezzi e stazza sarebbe auspicabile nei momenti di picco.
Slowhand
Io lì al Sella (e al Gardena) ci sono stato un po' di volte da vacanziero estivo, e il traffico in effetti è fastidioso. Soprattutto, come dice Serp, i pullman, che creano "tappi" senza speranza e spesso non hanno neanche la creanza di accostarsi dove si potrebbe.
Più che la chiusura, in effetti, sarebbe opportuna la regolamentazione, magari per i soli mezzi pesanti.
Dopo di che, anche se so di dire una cosa con cui tanti non saranno d'accordo, a me quelli che vanno apposta sulle strade di montagna solo per fare le corse e le pieghe mi stanno un po' sui cabasisi, anche perché una buona metà non dovrebbe guidare neanche un monopattino, figuriamoci una moto. Ovviamente, esclusi i presenti. 😉
lillaghe
Non ci sono mai stato ma immagino che la situazione sia quella descritta sopra, si potrebbe regolamentare per esempio con numero chiuso o transito a specifici orari.
serpico
La chiusura totale perenne è secondo me impossibile e anche discriminatoria... chi ha handicap o problemi cardiaci o semplicemente non ce la fa per motivi di età o fisici a farsi il passo in bici o a piedi ha tutto il diritto di poter percorrere una strada pubblica che attraversa uno spazio demaniale di indubbia bellezza senza doversi giustificare con certificati medici, o autorizzazioni e eccezioni (portatori di handicap).
È vero però che il patrimonio naturale deve essere preservato.
Quindi ben vengano i giorni di chiusura temporanea per concedere riposo alla natura e fruizione del parco in libertà con mezzi ecologici.. ma negli altri giorni bisogna far circolare..a numero chiuso ma circolare.
Inoltre c'è da dire anche contro i ciclisti.. che quando scendono vanno come se fossero Stoner su curve e rettilinei.. sembra che sia vietato toccare i freni. A salire si mettono in gruppo o coppia creando intralcio invece di stare in fila.
C'è anche da dire sui pedoni... i turisti della domenica che salgono per sentieri buttando immondizia, strappando piante, rovinando il sottobosco, accendendo falò abusivi e godersi la bella Malboro in riva al lago mentre tutti i figli e amici fanno casino intorno alla grigliata improvvisata sul falò abusivo schiamazzando e giocando a pallone o con i racchettoni che neanche in spiaggia ad agosto
Canemitzo
serpico wroteLa chiusura totale perenne è secondo me impossibile e anche discriminatoria... chi ha handicap o problemi cardiaci o semplicemente non ce la fa per motivi di età o fisici a farsi il passo in bici o a piedi ha tutto il diritto di poter percorrere una strada pubblica che attraversa uno spazio demaniale di indubbia bellezza senza doversi giustificare con certificati medici, o autorizzazioni e eccezioni (portatori di handicap).
È vero però che il patrimonio naturale deve essere preservato.
Quindi ben vengano i giorni di chiusura temporanea per concedere riposo alla natura e fruizione del parco in libertà con mezzi ecologici.. ma negli altri giorni bisogna far circolare..a numero chiuso ma circolare.
Inoltre c'è da dire anche contro i ciclisti.. che quando scendono vanno come se fossero Stoner su curve e rettilinei.. sembra che sia vietato toccare i freni. A salire si mettono in gruppo o coppia creando intralcio invece di stare in fila.
C'è anche da dire sui pedoni... i turisti della domenica che salgono per sentieri buttando immondizia, strappando piante, rovinando il sottobosco, accendendo falò abusivi e godersi la bella Malboro in riva al lago mentre tutti i figli e amici fanno casino intorno alla grigliata improvvisata sul falò abusivo schiamazzando e giocando a pallone o con i racchettoni che neanche in spiaggia ad agosto
Ecco.
Mi hai ricordato perché tendenzialmente l'essere umano mi sta sui coglioni.
Nuwanda
Il problema degli infoiati in motocicletta si risolve mettendo dei bei dossi di quelli bastardi piccoli, e si risolve anche il problema delle biciclette in discesa che a volte sono di una velocità assurda perchè pensano di correre il Giro.
Su auto e autobus sono totalmente daccordo.
Per le bici in salita basterebbe mettere delle interruzioni nei dossi che permettano loro di passare agevolmente ma non abbastanza larghi per delle moto.
P.S.: io quando vado ai passi ci sono momenti in cui mi fermo e monto il dbkiller solo per rispetto di chi si sta godendo quel silenzio
Danilo
Generalizzando, siamo per lo più affetti da sindrome emulativa. I ciclisti si credono tutti Pantani, i motociclisti tutti Rossi, i montanari tutti Messner (il maggiore testimonial di questa iniziativa ed il maggiore testimonial della montagna come business). Stesso problema della val di Mello. Troppi fruitori. Non si può regolamentare un libero accesso, utopico come insegnare che della montagna bisogna aver rispetto (e come il resto del mondo).
slash-85
Abito in Trentino e da amante della montagna e motociclista mi sono trovato spesso a discutere con amici ciclisti in merito. La chiusura dei passi mi trova un po' combattuto. Senza dubbio la montagna richiede silenzio, dedizione e soprattutto umiltà. L'accesso ai passi per tutti, sempre - con strade spesso ben tenute e ricche di curve che invogliano gli smanettoni e rifugi che sembrano competere coi ristorantini al lago per ricchezza e varietà di menù, luoghi caratteristici - sembra contribuire a creare un concetto sbagliato della montagna, della montagna facile, accessibile sempre, a tutti i costi. Giusto per dire "ci sono stato" e scattare una foto. Per questo anch'io vedo di buon occhio una regolamentazione degli accessi.
D'altro canto amo percorrere i tornanti montani con la mia due ruote e godermi il fresco d'alta quota raggiunto talvolta col motore anziché cogli scarponi. Senza contare tutti i vari casi che Serpico ha ben elencato.
Senza dubbio certi posti il fine settimana li evito perché, dato il numero di mezzi a motore e quant'altro, diventa pericoloso oltre che poco divertente frequentarli.
Proibire del tutto l'accesso ai veicoli a motore farebbe la gioia dei ciclisti e degli escursionisti più incalliti, ma allo stesso tempo mi sembra una scelta elitaria e quasi snob. E' giusto godere di quanto si dispone; con misura e criterio, però. Non so. E' difficile esprimersi pienamente per il sì o per il no. Mi verrebbe da dire: ben vengano degli esperimenti che provino a limitare la massa; ma è tanto difficile.
AndreaBeatles
Era da Dicembre/Gennaio che seguivo con "timore" la discussione (c'era comunque pressappochismo anche da parte delle istituzioni - strano!! - , visto che erano fumose le indicazioni e le decisioni sul come, sul quando, e quant'altro - solo il Sella era punto comune alle varie chiacchiere).
Alla fine si è optato per un mercoledì a settimana nel periodo clou.
Che dire, li capisco in pieno. Non li appoggio però (anche perchè alla base di tutto ci sono molti luoghi comuni e una visione di fondo generalizzata e criminalista). Si colpiscono "tanti" (se non tutti) per le colpe ti "pochi". E non si valuta (pericolosamente) l'indotto collegato a questo tipo di turismo (che auspico sempre venga fatto in modo corretto).
Visioni e scelte diverse: nelle Marche, dopo lavori dalle tempistiche più che oblunghe, avevano riaperto il passo del Furlo con una decisione clamorosa. Pedoni, bici.. e moto. Bandite le auto! Un paradiso!
Sparare nel mucchio non risolve quasi mai nulla, ed è anche abbastanza ipocrita (il mercoledì... se vuoi colpire, colpisci bene... Perchè non il weekend? Paura di perdere incassi ed introiti??).
Calmierare il quantitativo degli accessi o, perchè no, mettere il pedaggio (alla austroungarica, investendo in loco i guadagni - manutenzione, infrastrutture, ... - ) poteva essere scelta migliore.
Vediamo; il Trentino guarda e deciderà...
Vediamo... il
Marcovan
Danilo wroteGeneralizzando, siamo per lo più affetti da sindrome emulativa. I ciclisti si credono tutti Pantani, i motociclisti tutti Rossi, i montanari tutti Messner (il maggiore testimonial di questa iniziativa ed il maggiore testimonial della montagna come business). Stesso problema della val di Mello. Troppi fruitori. Non si può regolamentare un libero accesso, utopico come insegnare che della montagna bisogna aver rispetto (e come il resto del mondo).
Condivido pienamente quanto afferma Danilo è esattamente quello che penso anch'io. Ho la fortuna di abitare in montagna presso due passi importanti: Monginevro e Moncenisio, ho la fortuna/sfortuna di lavorare in sanità ed è per puro rispetto degli utenti di questo forum, per non gufare su nessuno che non vi illustro ciò che siamo costretti a vedere ogni giorno festivo tra vittime e carnefici delle due ruote, ciclisti compresi. Personalmente vengo puntualmente sorpassato da biciclette e moto in discesa per poi assistere a fondo tornante a cadute rovinose. Purtroppo è impossibile governare la stupidità. 🙁
ale
In altri paesi l'accesso ai passi o strade particolari è regolamentato da semafori che contingentano il
numero dei veicoli oppure che impediscono accesso in determinati orari(pulmann);questa soluzione renderebbe
tutto più fruibile e godibile;anche un pedaggio,da utilizzare rigorosamente per migliorare la sicurezza della strada sarebbe una buona soluzione (alcune moto fanno su e giù).
Neophytus
Marcovan wrotePurtroppo è impossibile governare la stupidità. 🙁
Affermazione dolorosa e sacrosanta. Chi abita a Venezia, come me, o in altre città d'arte, vive e convive, senza poter fare nulla, con lo sfruttamento stupido e selvaggio delle risorse naturali (le città d'arte sono una "seconda natura").
Ciò detto, condivido le osservazioni pro e contra di tutti voi.
Auspico in Italia l'intervento di un Dio di giustizia e verità.
In sottordine, dei Caschi Blu dell'ONU
SatyajitRay
Danilo wroteGeneralizzando, siamo per lo più affetti da sindrome emulativa. I ciclisti si credono tutti Pantani, i motociclisti tutti Rossi, i montanari tutti Messner (il maggiore testimonial di questa iniziativa ed il maggiore testimonial della montagna come business). Stesso problema della val di Mello. Troppi fruitori. Non si può regolamentare un libero accesso, utopico come insegnare che della montagna bisogna aver rispetto (e come il resto del mondo).
La Val di Mello però ha un problema "intrinseco", ovvero è una valle di facile accesso per tutti. Se ci aggiungiamo i lavori che hanno fatto per renderla ancora più fruibile poi...
Se penso a quando 30 anni fa non c'era anima viva e ora, d'estate, sembra Rimini mi viene il magone.
Su Messner però non sono così d'accordo.
Paolo
io sarei per il numero chiuso; su prenotazione on line e con un numero massimo di utenze; in questo modo non si scontenta nessuno e tutti possono godere in modo civile dello stupendo spettacolo che la natura ci offre.
Danilo
Trovo che tutti voi siate persone estremamente sensibili e mi piacerebbe conoscervi personalmente. È sempre limitante affrontare certi argomenti in una chat. Non tutti (io) posseggono il dono della sintesi. Spesso si può essere fraintesi o non chiari nell'esposizione. Dal vivo le parole prendono forma, colore e musicalità.
In val di Mello campeggiavo, accendevo falò e altro (quando si andava via, le uniche tracce che restavano erano l'erba schiacciata e un po' di cenere). Ora è diventata come il Louvre. Arrivi, paghi la navetta, ci passeggi ammirando il panorama, tanti prati sono recintati....tra un po' passerà il custode all'ora di chiusura invitando con solerzia i visitatori ad appropinquarsi all'uscita. Ho campeggiato al circolo polare, in Jugoslavia, Grecia senza mai arrecare danni. All'estero l'attenzione verso chi vuole fruire della natura è direttamente proporzionale al rispetto che hanno i fruitori verso la natura stessa, è una questione di EDUCAZIONE. In Scandinavia puoi campeggiare anche in prati privati se non sono coltivati. Però in Scandinavia l'inglese lo parlano da quattro o cinque generazioni. Mia figlia, in 3a elementare, sa a malapena quattro parole in croce. Come possiamo aprirci al mondo se non sappiamo nemmeno comunicare con esso.
Paolo
caro Danilo, con me sull'educazione e popoli nordici sfondi una porta aperta; (anno scorso vacanze in Danimarca e Svezia)
purtroppo noi in Italia non possiamo contare su queste cose e quindi dobbiamo fare del ns. meglio con quello che ci ritroviamo in modo da non lasciare ai ns figli una discarica anziché un paese.
se mi consenti un paragone è come cucinare con degli ingredienti scadenti; alla fine non puoi pretendere che la pietanza sia da chef stellato