Herzog wrotemi autocito da uno scambio epistolare:
Venezia, città invisibile quant'altre mai, che forse esiste e forse no, e se esiste sa di spezie e venti levantini e voci da Bisanzio.
E vi pare che vi si possa non andare, che si rinunci alla possibilità di camminare per i sottoporteghi a cercarvi i passi che vi hanno celebrato vita e morte?
E cito ora altri:
Arrivare a Venezia per l'ora di cena, sostare presso un tavolino all'aperto di un campo o di una fondamenta a smangiucchiare un folpetto e a succhiare un'acciughina con accanto lo sciabordio di un canale, arrivare a Venezia sul far della sera attraversando il Ponte che la collega all'esuberante terraferma mestrina, e rifare quel medesimo Ponte a ritroso, qualche ora più tardi, col buio e con le streghe...
Personalmente, sinceramente e inconfutabilmente, QUESTO è il TI che intendo io: un viaggio non solo lungo le strade, ma nella storia, nella cultura, nella vita dei luoghi che attraversiamo (attraversarli senza viverli, m'interessa nulla).
E quindi:
VENEZIA: sì, per favore!
Ecco. Io non so ancora se ci sarò, ma se ci sarò stamperò un manifestino con questo post.