caricabasso wroteMi dispiace Poco di Buono, ma non puoi ridurre l'Infinito del mio compaesano come frutto o sintesi di un turbamento da prima copula, estasi suprema e senso di abbandono dopo l'atto sessuale.
C'è molto,ma molto di più.
Se ne avremo occasione ne discuteremo di persona sull'enorme significato filosofico di questa poesia.
Temo di dover convenire con il mio amico Carica: l'esegesi pocodibuonesca, ancorché brillante e ardita, è probabilmente errata.
Ma non la trovo implausibile. Leopardi non era un asceta, sebbene la "sventura", di cui costantemente si lagna, lo costrinse a quei "sette anni di studio matto e disperatissimo" che gli rovinarono "la complessione" - come scrive in una celebre lettera a Pietro Giordani coeva alla composizione dell'Infinito.
Anche sul presunto "pessimismo" leopardiano, molto ci sarebbe da dire (ed è stato detto). Così come sulle donne che attraversarono la sua vita.
Mi piace immaginare che Giacomo, leggendo l'articolo di Poco di Buono, si stia scompisciando dal ridere, da Lassù; e che invece le poco compiante ossa del Conte Monaldo e della Marchesa degli Antici stiano scricchiolando di orrore nella gelida tomba alla notizia che il loro iperprotetto figliolo si faceva le pippe e amava andare a puttane... :lol: