SatyajitRay
Questa notte ho ripreso in mano Libertà per gli orsi di John Irving. Uno dei mie libri preferiti di sempre.
Ho letto alcuni passaggi presi a caso, come se fosse una gita di un giorno in una città lontana. Senza l'impegno di un lungo viaggio attraverso tutto il romanzo.
Una storia toccante, ironica, divertente e malinconica come la vita. Una storia di due amici e di libertà. In sella a una Royal Enfield bicilindrica.
Mi piaceva l'idea di condividere con voi una lunga citazione (è la chiusura del romanzo, vi ho avvertiti).
E voi? Avete libri preferiti? Vorrei tornare a leggere assiduamente dopo anni di "blocco". Si accettano consigli.
Il cane si acquattò sul ventre, le zampe divaricate, le orecchie ritte. Ma i due Rari Orsi dagli Occhiali non badavano né alle pecore né al cane, né alle mucche del pascolo accanto, né all'eventuale toro nel bosco. Stavano correndo ad andatura costante, appaiati.
Scavalcato il recinto, entrarono nel pascolo del cane pastore. Questi ululava, presso il gregge assiepato. E gli orsi passarono oltre, non a irragionevole andatura. Non si affrettavano, veramente. Erano solo diretti verso il bosco in fondo al pascolo, dove, probabilmente, avrebbero continuato a correre. Gli inesausti, notevoli e molto Rari Orsi dagli Occhiali stavano tornando di corsa alle Ande dell'Ecuador. O perlomeno alle Alpi.
Ma giunti che furono in fondo al pascolo si fermarono e si volsero verso di me. Avrei voluto inviar loro un cenno di saluto, ma non osai. Volevo che continuassero ad andare. Se avessero risposto al mio saluto, se mi avessero detto «Grazie!» o «Va' a farti fottere!» io non sarei stato in grado di credere che essi fossero realmente là. Si soffermarono un momento, poi ripresero ad andare. A spalla a spalla, si infilarono nel bosco.
Ero molto contento che la loro fuga non avesse assunto quell'affinità con la crème caramel propria a tanti altri finali.
E a un tratto non osai restare lì più a lungo. Casomai fosse arrivato il famoso Orso Nero Asiatico. O altrimenti i gibboni. O Siggy a cavallo dell'orice, fantasmi e avanzi dello zoo di Hietzieg. Ciò avrebbe sciupato il piccolo simbolo a me offerto dai Rari Orsi dagli Occhiali. Ciò non mi avrebbe consentito, inoltre, di credere in loro.
Quindi riuscii ad avviare la moto, stavolta. Il ruggito del motore in folle aveva un nonsoché di sofferente. Io tremavo ancora tutto.
Comunque, non potevo restare lì. Metti che fossero ricomparsi i Rari Orsi dagli Occhiali, seguiti stavolta da alcuni altri che fossero temporaneamente scappati. Vratno Javotnik sulla Gran Premio '39, lasciandosi dietro Gottlob Wut. E altri mammiferi scelti. Guardai nervosamente verso il bosco in fondo al pascolo e fui lieto di constatare che i Rari Orsi dagli Occhiali erano scomparsi, lasciando i pascoli non esattamente com'erano prima, perlomeno per il momento. Le mucche infatti erano inquiete; le pecore ancora obbedivano al cane ansimante. Qualcosina era stato innocuamente sconvolto. Non dirò certo che ciò avrebbe reso fottutamente roseo l'avvenire. Solo che mi era consentito di immaginare, sinceramente, un mio ritorno da quelle parti, un mercoledì o l'altro, allorché avrei incontrato qualcuno del luogo, che mi avrebbe detto: ci sono orsi, sa, a Klosterneuburg.
Davvero?
Oh sì. Orsi.
Ma non fanno danni?
No, questi Orsi no. Sono orsi strani.
Rari Orsi dagli Occhiali?
Mah, non saprei. Ma si riproducono? Non saprei. Però sono molto affettuosi fra loro, sa. Oh, sì, lo so. Ed era, comunque, qualcosa di buono a sapersi. Abbastanza per avviare la moto. Ascoltavo il motore rombare via liscio, in folle, adesso. Non senza qualche intoppo, naturalmente. Ma io stringevo le gambe sui fianchi della bestia, e mi tenevo in equilibrio. Quindi identificai tutte le sue parti, fra me e me. Dà fiducia conoscere i nomi delle cose. Chiamai Manopola la mia mano destra e la girai. Chiamai Frizione la mia mano sinistra, e la tirai.
Anche il mio piede destro rispose alla leva del cambio, e trovò la prima, eppure non è un piede destro particolarmente bravo.
Insomma, tutto funzionò. Oh, sì, certo, per un po' avrei dovuto stare attento, e tener bene d'occhio la meccanica delle cose. Ma, per il momento almeno, tutto stava funzionando. Anche i miei occhi. Non vedevo altri orsi, ma vedevo la traccia da essi lasciata sull'erba del pascolo.
Domani, i fili d'erba piegati si sarebbero di nuovo raddrizzati; e solo il cane pastore forse li avrebbe ricordati, insieme a me. Poi lui se ne sarebbe dimenticato prima di me, sicuramente.
Quanto alle vittime rimaste sul terreno dello zoo di Hietzieg, e al senno del vecchio O. Schrutt andato perso di nome in nome, di ruggito in ruggito, ne accetto la piena responsabilità. sicuramente, mi costituirò a Ernst Watzek-Trummer. Storiografo senza pari, custode dei dettagli.
Sarà per me un bravo confessore, di sicuro.
Quindi sentii la frizione nella sinistra. Controllai la manetta e il freno anteriore con la destra. Inserii la prima e mi tenevo ben in equilibrio quando mi immisi, dalla banchina ghiaiata, sulla strada.
Stavo saldo. Cambiai marcia. Iniziai la mia corsa contro il vento. Ma non avevo paura. M'inclinavo sulle curve. Mi tenevo al centro della strada e correvo sempre più veloce. Più veloce del vento, veramente. Di sicuro, per il momento almeno, non c'era alcuna bufera a sospingermi fuori di questo mondo.
Di certo, Siggy, lascerò che sul tuo tumulo cresca un po' d'erba.
Di certo, Gallen, verrò a cercarti un mercoledì o l'altro. Di certo, mi aspetto di udire grandi cose sui Rari Orsi dagli Occhiali.
slash-85
Ho iniziato da circa una settimana il libro "
Overland to India" di
Gordon G. May. Probabilmente lo conoscerete già: nell'estate 2008 l'autore ha percorso a cavallo di una Bullet 500 del 1953 le oltre 8400 miglia che separano Manchester (UK) da Chennai (India).
L'ho acquistato da Ciccio, il quale presenta una buona e interessantissima biblioteca a tema.
E' scritto in inglese, ma si legge piacevolmente e senza troppe difficoltà. Gordon racconta con molta semplicità di carattere, ma dovizia di particolari, i preparativi che lo hanno condotto ad approntare la moto (acquistata smontata e probabilmente non funzionante) per l'impegnativo viaggio, i luoghi attraversati e le persone conosciute, trasmettendo il concetto che - citandolo non letteralmente- "
...anche se nel mondo esistono dei malintenzionati, scoprirete che il più della gente non esiterà a darvi una mano".
Ho poi scoperto che l'autore ha viaggiato su di una BSA d'epoca fino in Egitto e su di una Matchless fino in Vietnam, scrivendo altrettanti libri (Overland to Vietnam, Overland to Egypt).
Attualmente cura un sito dal nome accattivante "
www.royalenfieldbooks.com" tramite il quale ci si può procurare letteratura dedicata, quali manuali e libri attinenti alle Enfield
Tornando al titolo in esame, è una lettura che consiglio, che vi farà venir voglia di viaggiare viaggiare viaggiare (anche solo con la mente).
ps. in appendice si trovano numerossissime indicazioni utili per i viaggiatori che intendono affrontare un viaggio simile, dato che Gordon fornisce un elenco delle caratteristiche e delle marche di quanto da lui adoperato con precisione davvero inglese (nonostante lui sia neozelandese).