Ventitrè Agosto, l'ultimo giorno.
Ennesimo rimontaggio bagagli (versione soft, solo lo strettissimo indispensabile c'ha seguito in albergo), solo dopo essermi beato del sole del mattino (ancora?! Ma è pur sempre montagna! Stiamo sfidando la legge dei grandi numeri...) dal balcone della camera. L'Appennino sullo sfondo, il centro storico a 100... 150 metri, la Royalina lì nel parcheggio, privato chiuso e custodito. Ma al "coperto": appena arrivati ieri pomeriggio ho adocchiato un gazebo in pieno parcheggio (?), "posso parcheggiare lì sotto" propongo alla giovane receptionist. "Nessun problema, almeno lei lo chiede...". L'educazione è una gran cosa.
Ripartiamo, consapevole che tante e tante fermate si sussegueranno fin da subito. "Tieniti pronta per le foto" a Sonia, e non anticipo nulla.
Rapidissimo passaggio, e si presenta il lago di Scanno. Piccolo specchio d'acqua dalla caratteristica forma di cuore (che romanticone), con un verde non accesissimo che fa da comprimario ma che si sposa benissimo col tutto.
Pochi chilometri ancora, "buca, buca con acqua" faccio (Villalago alla nostra sinistra è location ancora per facile citazione cinematografica), ed è il turno del lago di San Domenico. Anche volendo (e chi vorrebbe??) non fermarsi sarebbe impossibile: spegnere tutto e contemplare, lo scenario ti obbliga a farlo.
Con un chatwiniano "che ci faccio qui?" lasciamo il lago di San Domenico, allontanandoci dal ponticello non dopo aver dato un saluto rapido alle anatre selvatiche che bel belle se ne stanno sotto per i fatti loro; da qui si snoda una stradina da sogno che, fra curve e curvette, tra gallerie scavate a nudo nella roccia e dirupi, si snoda lungo le Gole del Sagittario. Apnea totale o quasi (l'intenzione era quella) fino ad Anversa degli Abruzzi...
Che avvio, non c'è che dire.
Da Anversa si potrebbe prendere la pallostrada, ma non è certo nei miei progetti. Col "thump thump" di sottofondo si prosegue internamente per Pratola Peligna, direzione Molina Aterno.
Per San Demetrio nei Vestini proseguiamo sulla SP261 in direzione de L'Aquila; nei pressi del capoluogo ci sottomettiamo alla pallostrada, il Traforo del Gran Sasso è compromesso accettabile ed a modo suo con un certo fascino.
Fortunatamente Teramo ci viene incontro rapidamente: smangiucchiamo qualcosa per strada, riprendiamo con direzione Ascoli Piceno.
Ancora curve, saliscendi (dolcissimi, al confronto del passato) fino a Civitella del Tronto.
Visita rapida al borgo, le Marche si riaffacciano sotto di noi. Non amo particolarmente il paesaggio collinare, ma c'è aria di casa.
Ridiscendiamo in direzione mare, S. Egidio Val Vibrata, Colonnella. Qui mi imbatto probabilmente nel peggiore lingua d'asfalto di tutto il viaggio: la lunga e soprattutto larga strada (sembrerebbe una quattro corsie e passa) alterna tratti bianchi, fratture, buche (crateri), sbalzi e sobbalzi. Fatico non poco per evitare il peggio, mentre scorrono accanto i velox fissi tarati a 50 km/h. "Egregio Sig. Sindaco di Corropoli, pensa a tappare le strade piuttosto che far cassa coi velox", prorompo con buona dose d'anatemi. Credo che se l'Umbraillpass in Svizzera non fosse stato asfaltato m'avrebbe fatto penare meno, coi suoi 2-3 km di sterrato alpino in discesa, al confronto. Martinsicuro e Porto d'Ascoli, tagliandino al casello e via d'A14, con l'entusiasmo di un paziente in attesa dal dentista.
Finora il traffico è stato quasi inesistente, tutto d'un tratto mi viene ricordato che siamo in periodo di controesodo estivo, direzione Nord.
Per fortuna l'uscita di Pedaso arriva salvifica, sfilo la rampa salutando il codazzo maligno, "arrivate mercoledì!".
Ultimissime curve. Jesi.
Scanno - Anversa degli Abruzzi - Pratola Peligna - Molina Aterno - San Demetrio nei Vestini - Traforo del Gran Sasso - Teramo - Civitella del Tronto - Martinsicuro - Pedaso - Jesi
E ora son qui... e ripenso al Giringiro... gran bel giro...