Neophytus
La Spezia, notte del Primo maggio
Quando si è bambini, "si è", senza compromessi e senza mediazioni. È il primo pensiero che mi viene in mente mentre mi accingo a riaprire questo scombiccherato (piú del solito) diario di viaggio che metto sfacciatamente in piazza, seduto all'aperto al tavolino di un caffè dell'antico quartiere di Sant'Agostino, mentre riassaporo un'altra combinazione dell'infanzia: tè al bergamotto con focaccia, la merenda preferita dei miei giorni spezzini. L'aria è mite dopo la pioggia diurna, le grandi lastre di pietra delle vie, ora interamente pedonali, sono lustre come quelle di Venezia, di cui Spezia, stranamente, sollecita un ricordo. Sono qui e sono ancora là, perché le scissure che la vita provoca nel tuo essere non sono sanabili, non sono ricucibili nemmeno attraverso la grazia di questo filo che ho cominciato a sdipanare da quando mi sono messo in viaggio. O è la luce della notte che stimola questi pensieri di chiarezza? Non sono pensieri mesti, oggi è stata una giornata memorabile e sono e mi sono sentito felice; ma accade per esempio - ne parlavo a pranzo a Manuel e a Riccardo - che mentre passeggio per queste strade e lascio correre lo sguardo su questi luoghi, essi appaiano, a tratti, separati dai loro nomi, che pure ricordo, o ricordavo, avvinghiati gli uni agli altri in una unità indiscussa. E questa specie di afasia che leggo in me deve avere a che fare con il progresso inarrestabile della vita che porto, che tutti portiamo. Le esperienze si accumulano, il carattere di ciascuno si forma, i vissuti si arricchiscono e si consolidano, ma quell'unità o integrità che ogni mito e leggenda e religione racconta, sta inevitabilmente in un luogo del nostro essere che abbiamo alle spalle.
Nel corso dei miei precedenti viaggi e passaggi per Spezia, per il luogo fisico, solido, reale che identifica l'infanzia della mia vita psichica, di ciò che ho appena scritto (magari sono solo scemenze, e me ne scuso, brothers) avevo solo vaghe percezioni. Mi mancavano i visi delle persone che quest'oggi ho rivisto - integri, è questo il paradosso - dopo tanti anni. Alla fine, eravamo in dieci, quasi un terzo della classe del maestro De Stefano. Inaspettatamente appaiono Ludovico e Marco F., poi Alessandro G., che è venuto a condividere un bicchiere di vino malgrado un terribile mal di denti. E cosí ho l'occasione di dirgli ciò che quaranta e piú anni fa non osavo proprio: che ero "abbastanza" innamorato della sua bellissima sorella gemella...
E basta per stasera. Domani, tempo permettendo, faccio la Cisa.
AndreaZ
Neophytus wroteLa Spezia, notte del Primo maggio
Quando si è bambini, "si è", senza compromessi e senza mediazioni. È il primo pensiero che mi viene in mente mentre mi accingo a riaprire questo scombiccherato (piú del solito) diario di viaggio che metto sfacciatamente in piazza, seduto all'aperto al tavolino di un caffè dell'antico quartiere di Sant'Agostino, mentre riassaporo un'altra combinazione dell'infanzia: tè al bergamotto con focaccia, la merenda preferita dei miei giorni spezzini. L'aria è mite dopo la pioggia diurna, le grandi lastre di pietra delle vie, ora interamente pedonali, sono lustre come quelle di Venezia, di cui Spezia, stranamente, sollecita un ricordo. Sono qui e sono ancora là, perché le scissure che la vita provoca nel tuo essere non sono sanabili, non sono ricucibili nemmeno attraverso la grazia di questo filo che ho cominciato a sdipanare da quando mi sono messo in viaggio. O è la luce della notte che stimola questi pensieri di chiarezza? Non sono pensieri mesti, oggi è stata una giornata memorabile e sono e mi sono sentito felice; ma accade per esempio - ne parlavo a pranzo a Manuel e a Riccardo - che mentre passeggio per queste strade e lascio correre lo sguardo su questi luoghi, essi appaiano, a tratti, separati dai loro nomi, che pure ricordo, o ricordavo, avvinghiati gli uni agli altri in una unità indiscussa. E questa specie di afasia che leggo in me deve avere a che fare con il progresso inarrestabile della vita che porto, che tutti portiamo. Le esperienze si accumulano, il carattere di ciascuno si forma, i vissuti si arricchiscono e si consolidano, ma quell'unità o integrità che ogni mito e leggenda e religione racconta, sta inevitabilmente in un luogo del nostro essere che abbiamo alle spalle.
Nel corso dei miei precedenti viaggi e passaggi per Spezia, per il luogo fisico, solido, reale che identifica l'infanzia della mia vita psichica, di ciò che ho appena scritto (magari sono solo scemenze, e me ne scuso, brothers) avevo solo vaghe percezioni. Mi mancavano i visi delle persone che quest'oggi ho rivisto - integri, è questo il paradosso - dopo tanti anni. Alla fine, eravamo in dieci, quasi un terzo della classe del maestro De Stefano. Inaspettatamente appaiono Ludovico e Marco F., poi Alessandro G., che è venuto a condividere un bicchiere di vino malgrado un terribile mal di denti. E cosí ho l'occasione di dirgli ciò che quaranta e piú anni fa non osavo proprio: che ero "abbastanza" innamorato della sua bellissima sorella gemella...
E basta per stasera. Domani, tempo permettendo, faccio la Cisa.
...letture più emozionanti degli scritti di Tiziano Terzani...
WoL
E ti pareva che non ci fosse una torbida storia peccaminosa dietro?
Di la verità le regalavi le caramelle e le accarezzavi le treccine? 😛
Italo
WoL wroteE ti pareva che non ci fosse una torbida storia peccaminosa dietro?
Di la verità le regalavi le caramelle e le accarezzavi le treccine? 😛
....bhe quarantanni fa penso che il nostro "decano" fosse più avanti delle caramelle..
Neophytus
Passo della Cisa
Il proprietario del bar, situato lungo un breve falsopiano, mi dice, mentre mi serve un paninone al prosciutto, che il passo vero e proprio è circa un km e mezzo piú in su. Scollinerò in perfetta solitudine, cosí come in solitudine ho affrontato questo bel tratto della SS 62 dopo Pontremoli. Diverse moto in senso inverso, nessun veicolo sulla mia strada, eccezion fatta per un mostro blu plasticoso che mi brucia in rettifilo a uno dei primi tornanti, per poi quasi piantarsi davanti a me in piena curva mentre la Bullet procede regolare, in terza, senza perdere un colpo. Io non sono un bravo moticiclista, faccio ancora tanti errori, ma questi idioti desiderosi di mostrare quanto ce l'hanno lungo mi fanno sinceramente pena. Ce l'avranno lungo, ma mica tanto duro! O per lo meno, a un pelo dall'orgasmo gli si smoscia...
Italo
.."Te la appoggio" :hammer:.. Ieri sono stato invitato a prender parte ad un raduno, il giro era interessante e pieno di curve sul appennino in tutto circa 150 km.
Il tempo per fortuna a retto e nel complesso la giornata è stata buona con tanta gente anche simpatica. Però era un raduno di un club di ducati, questo non è che cambi un granché a me vanno bene tutti ma in pratica sono stato immerso/frastornato tutto il tempo nel loro fracasso. Loro lo chiamano desmosound, ma provate a metterne insieme un centinaio starci dentro.. In pratico cambiavo alla ceca tanto il motore non lo sentivo e se non lo rodata per bene ieri non si scioglie più.. 🙂
Comunque per tornare al tema, purtroppo ieri poi c'è stato un incidente, non so bene la dinamica ma ieri su quelle strade c'era anche la "dieci colli" una corsa di bici e un motociclista ha fatto strike tirandone in terra una decina. Ora la dinamica mi sfugge in quanto quando son passato io era già successo da qualche secondo. ma sono del idea che se stavano più accorti non sarebbe successo nulla.
Neophytus
Italo wrote.."Te la appoggio" :hammer:.. Ieri sono stato invitato a prender parte ad un raduno, il giro era interessante e pieno di curve sul appennino in tutto circa 150 km.
Il tempo per fortuna a retto e nel complesso la giornata è stata buona con tanta gente anche simpatica. Però era un raduno di un club di ducati, questo non è che cambi un granché a me vanno bene tutti ma in pratica sono stato immerso/frastornato tutto il tempo nel loro fracasso. Loro lo chiamano desmosound, ma provate a metterne insieme un centinaio starci dentro.. In pratico cambiavo alla ceca tanto il motore non lo sentivo e se non lo rodata per bene ieri non si scioglie più.. 🙂
Comunque per tornare al tema, purtroppo ieri poi c'è stato un incidente, non so bene la dinamica ma ieri su quelle strade c'era anche la "dieci colli" una corsa di bici e un motociclista ha fatto strike tirandone in terra una decina. Ora la dinamica mi sfugge in quanto quando son passato io era già successo da qualche secondo. ma sono del idea che se stavano più accorti non sarebbe successo nulla.
Berceto, ai piedi della Cisa
Da quando vado in moto ho imparato a rispettare... i motociclisti. Non ne sono certo, perché da autonobilista ho sempre osservato molta prudenza, ma non posso giurare di non esser stato anch'io, qualche volta, uno di quegli idioti che ti fanno barba e capelli con una sola rasoiata; i ciclisti so invece di averli sempre guardati con circospezione. In questo tre anni di moto ho imparato che, in generale, fra i motociclisti vi è piú "senso dells strada" che fra le altre categorie di "circolanti"... che però ti guardano sempre con occhi cattivi. Automobisti in primis. Se però uno di noi fa secchi dieci ciclisti... Per fare una strage basta un solo cretino.
Brothers, questo Passo va assolutamente inserito in uno dei prossimi Thumping. È una delizia. Molto scorrevole, molto meno tortuoso di quel che credevo, in particolare sul tratto emiliano. La maggior parte di voi lo avrà fatto chissà quante volte, ma una di più mon può certo far male... Salendo da Pontremoli il paesaggio era quasi spettrale: pioviggine e poi nebbia sino in cima (ma con buona visibilitá), strada scivolosa. E tanto freddo. Dopo aver scollinato il cielo si è aperto in un sorriso di dolcezza sulle valli verdissime e sulle curve filanti, da fare in quarta e quinta senza patemi, anche perché il fondo stradale, quantunque un po' sconnesso, era bello asciutto.
Adesso metto il navigatore e filo verso Mantova. Se non arriverò troppo tardi farò una visita alle chiese di Leon Battista Alberti. Ma non mi dannerò per arrivare con il sole. Male che vada, pregherò per una notte di luna.
Neophytus
Sabbioneta
Non potevo non fermarmi a Sabbioneta e, in mancanza del tempo necessario a entrare al suo interno e visitarla come si conviene, non sostare almeno per un po' presso le mura imponenti di questo capolavoro costruttivo dell'età rinascimentale dovuto, se non sbaglio a un rampollo dei Gonzaga (per la precisoone, al principe Vespasiano Colonna Gonzaga, mi ricorda wikipedia). Allora rimando una visita a un'altra occasione e scrivo, come mi ero ripromesso di fare lungo la tangenziale di Parma, al sindaco Pizzarotti.
PIZZAROTTI, SVEGLIATI!!!
È un cittadino che ti parla!
Mi spieghi, Pizzarotti, a quali orde di deficienti hai affidato la composizione della segnaletica stradale dell'anello che circonda la città di cui sei il primo cittadino? E se quella segnaletica non l'hanno composta dei deficienti da te nominati, ma fu incaricata da un sommo deficiente tuo predecessore a una schiera di bipedi suoi pari, che cosa aspetti a modificarla? Mi spieghi come fa un forestiero diretto a Mantova a indovinare che, per trovare la strada verso quella grande città d'arte, patrimonio dell'UNESCO e dunque dell'umanità di cui anch'io faccio parte, egli deve imboccare l'uscita N. 6 per Viale Europa? Me lo spieghi, Pizzarotti? E se vogliamo tacere del tranello teso all'uscita N. 2 che sussurra un truffaldino "Via Mantova" (ma nel tranello, io non ci sono caduto) mi spieghi perché, una volta indovinata - per pura ampiezza di deretano - la tristemente menzionata N. 6, ogni indicazione per Mantova semplicemente scompare dopo la prima rotonda per far posto alle celeberrime località di Colorno, Casalmaggiore e Roccacannuccia di Cazzimperio?
Poi, all'improvviso, compare davanti al musetto della Bullet quella meraviglia di Sabbioneta e uno un po' si rabbonisce e si consola. Per dire, si mangia un toast, si scola un succo e si fuma una sigaretta.
Ma, Pizzarotti mio, bada che la prossima volta che mi ritrovo a girare come un cretino sulla tua tangenziale, piglio per Parma Centro e ti vengo a trovare.
Sindaco avvisato...
Herzog
Mantova, che bella (ad arrivarci, ovviamente).
Ma quanti eravate, al ritorno, sulla Petunia? Tu, il bambino che eri, il maestro De Stefano, la sorella di Alessandro, i giorni di scuola, la farinata...
Paolo66
Avanti sempre Neo !!!!!!!!!!!!!!
:clap: :clap: :clap: :clap:
Neophytus
Nuwanda wroteNeo la teNNica antistronzo me la devi spiegare meglio...stavi dietro al camion sulla destra a bordo strada o stavi vicino alla fiancata sinistra del camion sulla corsia centrale tenendo la destra?
Il mio giro è finito stamattina :ueee: proprio davanti alla porta dell'ufficio. Ed è l'unica consolazione guadagnata da questo ritorno dal thump-thump di una (sola!) settimana al tran-tran di quella che è appena cominciata: realizzare in moto questa mesta transizione...
La teNNica, Nuwa', consiste nel mettersi a una decina di metri dal camion che si tiene a 90 sulla corsia di destra. Tenendosi a destra rispetto al camion, sulla linea della corsia d'emergenza o anche oltre, si recupera quella visuale che la breve distanza dal camion oscura. E gli stronsi sono "costretti" a superarti filando al centro della corsia di mezzo o di sorpasso... 😉
Canemitzo
Unico svantaggio di questa teNNica, é che cosí facendo viaggi nellanparte piú sporca della strada, esponendoti a maggiore rischio di foratura.
Scalco
Io personalmente odio non vedere oltre il veicolo che mi precede, per cui cerco sempre di superare il prima possibile camion, furgoni e quant'altro. Preferisco avere visuale anche su cosa succede oltre per prevedere e prevenire meglio tutto.
Neophytus
Canemitzo wroteUnico svantaggio di questa teNNica, é che cosí facendo viaggi nellanparte piú sporca della strada, esponendoti a maggiore rischio di foratura.
:/
Bene a sapersi.
Un altro aspetto da non trascurare, ma forse non è uno svantaggio, è che la tua attenzione dev'essere costante, lo sguardo sempre vigile sul veicolo che hai davanti e su quelli che gli stanno davanti. E ovviamente è una teNNica da adottare soltanto se si viaggia a velocità-camion...
Neophytus
Scalco wroteIo personalmente odio non vedere oltre il veicolo che mi precede, per cui cerco sempre di superare il prima possibile camion, furgoni e quant'altro. Preferisco avere visuale anche su cosa succede oltre per prevedere e prevenire meglio tutto.
Anch'io. Ma ho fatto il caso di dover percorrere un lungo tratto autostradale (Venezia-Senigallia) infestato da deficienti che ti fanno la barba o ti tagliano la strada in corrispondenza della uscite. Lunedì scorso, dopo i primi quattro o cinque tra il casello di Mestre e quelli di Padova, mi è venuto din mente di provare. Se ti tieni bene a destra la visibilità ce l'hai 🙂
Scalco
Neophytus wroteScalco wroteIo personalmente odio non vedere oltre il veicolo che mi precede, per cui cerco sempre di superare il prima possibile camion, furgoni e quant'altro. Preferisco avere visuale anche su cosa succede oltre per prevedere e prevenire meglio tutto.
Anch'io. Ma ho fatto il caso di dover percorrere un lungo tratto autostradale (Venezia-Senigallia) infestato da deficienti che ti fanno la barba o ti tagliano la strada in corrispondenza della uscite. Lunedì scorso, dopo i primi quattro o cinque tra il casello di Mestre e quelli di Padova, mi è venuto din mente di provare. Se ti tieni bene a destra la visibilità ce l'hai 🙂
Magari una volta provo allora! :cool:
WoL
Si può usare la tecnica inversa...
Una volta trovato il camion giusto lo si supera e lo si usa come scudo ma tenendolo dietro di noi...
Italo
mhh davanti non mi fido.. :white:
Neophytus
Vi ricordate "Duel"?
Se il camion ce l'hai dietro a pochi metri il deficiente che lo supera non ti vede e, visto che è deficiente, stringe subito e ti viene addosso... Tennica no bbuona :/
Neophytus
Scalco wroteNeophytus wroteScalco wroteIo personalmente odio non vedere oltre il veicolo che mi precede, per cui cerco sempre di superare il prima possibile camion, furgoni e quant'altro. Preferisco avere visuale anche su cosa succede oltre per prevedere e prevenire meglio tutto.
Anch'io. Ma ho fatto il caso di dover percorrere un lungo tratto autostradale (Venezia-Senigallia) infestato da deficienti che ti fanno la barba o ti tagliano la strada in corrispondenza della uscite. Lunedì scorso, dopo i primi quattro o cinque tra il casello di Mestre e quelli di Padova, mi è venuto din mente di provare. Se ti tieni bene a destra la visibilità ce l'hai 🙂
Magari una volta provo allora! :cool:
Però, se poi fori (Dio non voglia), prenditela con... Canemitzo 😉
Anche se il problema dei deficienti non è solo autostradale, io su una strada ordinaria quella tennica non l'applicherei. Distanza di sicurezza e occhio fisso sullo specchietto. E siccome c'è pur sempre quella classe di deficienti che ti sta a 20 cm... Tennica difensiva (Canemitzo docet, nel mio caso) e preghierina all'Altissimo 🙂