Molto utile la mappa di Rocket.
Vedo che Belzec è a breve distanza dal confine con l’Ucraina. So bene, Neo, che il tuo programma di viaggio non può prevedere somme ma, se mai, sottrazioni, però lascio lo stesso una suggestione, magari per un viaggio futuro.
A pochi chilometri dal confine c’è L’viv (italiano Leopoli, russo L’vov, polacco Lwow, tedesco Lemberg, yiddish Lemberik; credo sia l’unica città in Europa ad avere così tanti nomi, quanti sono stati i popoli che l’hanno abitata e poi ne sono stati espulsi dalla storia o dagli uomini), già capitale della Galizia e primario centro della presenza e della cultura askenazita.
Oggi è una città che, nei cortili e nelle case del vecchi sobborghi, presenta ancora, come un museo a cielo aperto, testimonianze del popolo che non c’è più: vecchie iscrizioni di strade e negozi in yiddish (
http://riowang.blogspot.it/2011/09/brand.html) , il segno delle mezuzah accanto agli stipiti delle porte (
http://riowang.blogspot.it/2011/12/mezuzah.html ).
E’ ancora “quella” città, ma ne mancano gli abitanti. Un vero luogo della memoria (c’è anche un bellissimo festival klezmer)
A L’viv c’era un campo di raccolta (Janowska) per la deportazione degli ebrei galiziani verso Belzec. Nel ’43 venne qui sperimentato il mulino delle ossa, per far sparire i resti di più di centomila ebrei assassinati nei due anni precedenti.
I russi nel ’44 occuparono il campo convertendolo in prigione per gli elementi antisovietici polacchi e ucraini.
Il campo di Janowska esiste incredibilmente ancora, ed è tuttora una prigione (si possono vedere, volendo, le mie traduzioni con immagini su Janowska
http://riowang.blogspot.it/2012/04/janowska-in-italiano.html e su “quella” L’viv
http://riowang.blogspot.it/2012/02/tamten-lwow-in-italiano.html )
Poi, be’, ci sarebbe Drohobicz, la città natale e, come dire, anche “mortale” di Bruno Schulz, ma questo è un altro viaggio ancora.