Nella storia della musica leggera il 3 febbraio del 1959 è ricordato come il giorno nefasto in cui, per un incidente aereo, persero la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. "The Big Bopper" Richardson.
La morte dei tre giovani artisti ha segnato un momento indelebile nei ricordi e nei racconti del pubblico americano (e non solo); e non si tratta soltanto di "American Pie" (la famosa canzone di Don McLean, cui si deve anche il verso che da il titolo a questo post) o dei fans di Buddy Holly, dato che praticamente non esiste film, romanzo, serie TV o altro che, parlando degli anni '60, tralascino di ricordare quel disgraziato giorno. Un po' come per l'11 settembre (fatte le debite proporzioni...) non c'è americano, tra quelli allora in età della ragione, che non ricordi esattamente dov'era e cosa stesse facendo quando le radio diedero la notizia del disastro. Come avviene spesso, un evento legato a un particolare aspetto sociale e culturale (in questo caso, la musica, e più specialmente il nascente rock'n'roll) assunse un significato molto più largo e generalizzato al punto da diventare un mark generazionale, il segno di un "passaggio di status" per milioni di giovani e giovanissimi.
La storia è nota: il tour del '58 era stato trionfale ma faticoso, e Buddy Holly avrebbe voluto riposarsi e dedicarsi a nuovi pezzi e alla moglie appena sposata. Il suo impresario Norman Petty, invece, accettò la partecipazione a un tour invernale nel nord degli USA, che avrebbe visto Holly e una nuova formazione dei Crickets (la band che lo accompagnava in tour e nelle registrazioni in studio) affiancati dall'astro nascente Ritchie Valens, nonché da Richardson e Dion & The Belmonts, altro gruppo con un discreto richiamo tra i giovani.
Il manifesto pubblicitario del tour
A causa del freddo e della disorganizzazione nei trasporti (i musicisti si spostavano su vecchi scuolabus privi di ogni comfort) molti dei partecipanti cominciarono a soffrire di raffreddore, tosse, febbre; si verificarono addirittura casi di congelamento. Il 2 febbraio, dopo il concerto tenuto a Clear Lake (Iowa), Holly decise di affittare un piccolo aereo per trasferirsi alla tappa successiva; la sorte volle che gli altri due posti, destinati in origine a due dei suoi musicisti (Tommy Allsup e Waylon Jennings, che ritroveremo in seguito), fossero invece occupati dalle altre due "star" del tour (il destino sa essere davvero crudele: è quasi certo che Valens abbia vinto il passaggio in aereo giocando a testa e croce con Allsup, mentre Jennings cedette il posto a Richardson perché quest'ultimo aveva la febbre).
Il volo decollò poco dopo la mezzanotte; meno di un'ora dopo iniziava la leggenda del rocker con gli occhiali e dei suoi sfortunati amici.
Questo è quanto riguarda la musica, ed è quello che sappiamo un po' tutti. Una cosa che invece sanno in pochi è che Buddy Holly, oltre che musicista, era un appassionato di moto (come, peraltro, sarebbe stato anche Elvis; il connubio tra R'n'R e motori fu da subito indissolubile), e c'è una storia che merita di essere raccontata.
Torniamo un attimo indietro: primavera del '58. Buddy Holly ha inanellato una serie di singoli di successo, ed è, con Elvis, l'idolo indiscusso della gioventù americana. Al ritorno da un trionfale tour in Inghilterra, lui e i suoi Crickets (il nome è lo stesso, ma -come allora accadeva- i musicisti cambiavano spesso) decidono di farsi un regalo: in un negozio di Dallas si comprano tre giacchette Levi's, tre cappelli in stile Marlon Brando e... tre motociclette. Joe Maudlin e Jerry Allison (i due Crickets) tornano a casa su una Triumph, mentre Buddy Holly sceglie una bellissima Ariel Cyclone 650, rossa e nera: una moto costruita in una serie limitata di soli 200 esemplari.
Una foto storica: Buddy Holly (l'ultimo a dx, con gli occhiali scuri) e i suoi amici in sella alle moto appena comprate
Tra successivi tour, apparizioni tv, matrimonio e impegni vari non la userà molto; il giorno della sua morte il contamiglia segna poco più di 1000. Nessuno ci sale più, e la moto rimane in garage fino a quando, nel '70, la famiglia di Holly decide di venderla; la acquista un privato, ovviamente un fan del cantante, che la tratta come una reliquia, rimettendola in ordine e concedendosi, ogni tanto, qualche uscita "in parata".
Nel frattempo, però, sono successe un po' di cose; tra le quali, non secondaria, il fatto che Waylon Jennings sia diventato, a sua volta, una vera e propria star del country-rock, un cantante da milioni di dischi. E così, nel '79, in occasione del suo 42esimo compleanno, i vecchi amici Allison e Maudlin, insieme al terzo Cricket Sonny Curtis, decidono di fargli un regalo: si, avete indovinato. Vanno dal fan, usano il loro appeal (e qualche mazzetta di dollari) e si portano via la Ariel da regalare a Jennings.
Come il suo idolo e mentore, Waylon non disdegna le belle moto, e quella -in particolare- è davvero un pezzo del suo cuore. Si narra -ed esiste, in effetti, qualche foto che sembra testimoniarlo- che appena ricevuta la Ariel non abbia resistito alla tentazione e ci sia salito subito sopra, facendosi un giretto di mezzanotte... tra la sua camera e i corridoi dell'albergo che lo ospitava!
Waylon Jennings con la moto appena ricevuta in regalo
Jennings comunque capisce che quella moto è un pezzo di storia, così, poco tempo dopo, la cede in prestito al Johnny Cash Museum di Nashville, dove resta in bella mostra per un bel po', ovvero fino al 2014, quando i suoi eredi (lui è morto nel 2002) decidono di metterla all'asta per beneficienza. L'asta però non raggiunge il prezzo stabilito; così, pochi giorni dopo, un mecenate texano si presenta agli eredi con uno scopo ben preciso: vuole comprare la moto, togliersi la soddisfazione di farsi un giro, e poi cederla al Buddy Holly Center and Museum di Lubbock, in Texas (la città natale di Holly); detto e fatto son tutt'uno.
Dopo più di 60 anni, la moto di Buddy Holly ha trovato il suo garage definitivo... almeno fino alla prossima corsa. Per chi fosse interessato: è un usato sicuro, manutenzione accurata e poco più di 4000 miglia percorse. Ma non credo che siano in tanti, in caso, a potersela permettere...
George Mc Mahan, mecenate texano, in sella alla moto davanti al Buddy Holly Center
La moto in tutto il suo splendore.