Ma questa è stat addirittura in mostra la museo Gugghenaim di New York
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Per una Casa distintasi nel tempo per qualità produttiva e palmares sportivo come la Aprilia, la Motò 650 è stata quasi un insuccesso. Che ha saputo togliersi delle soddisfazioni non da poco comunque. Come l'essere stata esposta, come “oggetto di design”, al San Francisco Museum of Modern Art, oltre che al Guggenheim di New York, in un’esposizione a titolo “The Art of Motorcycle”.
Design francese
Fortemente voluta dall’allora “patron” del marchio italiano Ivano Beggio, presentata al Motor Show di Bologna nel 1994, prodotta per i due soli anni successivi, ne furono realizzati circa 6.200 pezzi, la maggior parte dei quali venduti nei paesi del Nord Europa.
A progettarla il visionario designer transalpino Philippe Starck che volle ridurre all’essenziale una moto, dandole delle forme morbide: ovviamente ruote, serbatoio, sella, tutto era curvo, telaio e impianto di scarico “a forma di vasca” compresi.
Icona italiana
Intenzione di Beggio era quella di far nascere, alla stregua di Vespa e Fiat 500, un’icona che distinguesse la Aprilia. Senza dubbio fu un modello carico di originalità, acquistato non tanto dai tradizionali appassionati delle due ruote, più che altro dagli amanti dei nuovi ordini stilistici.
Innovativa, forse troppo per gli anni ’90, non era connotabile fra i consueti “generi” motociclistici: alta come una “enduro”, ma non adatta al fuoristrada, ne’ poté definirsi moto stradale, vista la precaria stabilità longitudinale che manifestava col crescere della velocità.
Soluzioni geniali
La Motò era, tuttavia, così compatta da incastonare, quasi a velare, il motore fra la sella, il serbatoio, il radiatore a forma “convessa” e il telaio. Il monocilindrico Rotax di 649 centimetri cubici, lo stesso che equipaggiava la Pegaso e la BMW F 650, adottava la distribuzione a doppio albero a camme in testa e cinque valvole.
Per addolcire l’erogazione di potenza, l’alimentazione utilizzava un solo carburatore: i cavalli espressi erano 43, 150 chilometri orari la velocità massima dichiarata.
Le ruote in alluminio a raggi erano di diametro 18 pollici, l’anteriore, e 17: la posteriore di serviva di un monoammortizzatore, l’impianto frenante impiegava un disco per asse e pinze a doppio pistone.