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Ormai è trascorso molto tempo da quel giorno, non ancora un anno ma quasi, ma non ho mai avuto il tempo per dedicarmi un poco sul forum al ricordo di quella bella giornata. Forse adesso, in cui si comincia a pensare al ritorno sulla strada delle nostre due ruote, il pensiero torna più facilmente alle ultime gite.
Fine luglio 2020. Dopo mesi di reclusione e altre sofferte situazioni, su cui non indugeremo, finalmente si profila la possibilità di prendersi una giornata per risalire gli interessanti tornanti che da Merano risalgono su su fino al Passo del Rombo, conducendo sul confine austriaco. La giornata è calda e piacevole. La moto scoppietta e vibra piacevolmente. Mi incontro a Trento con un amico, si beve un cappuccino e poi si parte. Risaliamo la val di Non fino in fondo e scolliniamo in val d'ultimo. Lì si è già in Alto Adige. Poche auto per le strade, lassù; molti bellissimi scorci tra un piega e l'altra. Scivoliamo sino a Merano e quindi si intraprende la strada per il celebre Passo. Finalmente! è una gioia per me, dal momento che - pur trovandosi in regione - sono anni che rimando questo momento. Io viaggio da solo, il mio amico, in sella ad un bel Transalp, con la ragazza. Senza fretta ma neppure senza addormentarsi sul manubrio, ci si gode il cielo azzurro che sgrana il suo confine a mano a mano. La strada per il Rombo non procede diritta sulla meta. A differenza dello Stelvio o di altri passi, infatti, il percorso si allarga in lente spire , si avvolge in intorno alla montagna, prima dell'arrampicata finale. Risale la costa con repentini cambi di bussola, scivolando tra i boschi prima di innalzarsi più seriamente di quota. Infine, però, il paesaggio diviene decisamente quello di alta montagna. Mi fermo qui e là per fotografare le cime ancora innevate, poste a coronamento dei prati di un verde abbagliante. Sono contento.
"Ma ce la farà a venir su il tuo mono o arriva spompato?" scherza il mio amico (il passo si trova a 2.474 m s.l.m).
"Credo non mi darà problemi", rispondo con un mezzo sorriso. Ed è così. La GT non perde un solo colpo ed il suo pistone martella con precisione e tenacia, colpo su colpo, chilometro dopo chilometro, salita dopo salita. Alcune gallerie, nere come la notte e umide come l'inverno, precedono la destinazione. Attimi da brividi nell'impegnarle, passando repentinamente dalla viva luce del sole alle loro tenebre. Poco prima della meta, levo il capo e guardo in alto: un'aquila sorvola lentamente i pascoli d'alta quota.
Giunto in cima, il paesaggio è particolarissimo: il confine passa proprio lì, sul passo, e lasciate le moto all'ombra nei pressi del rifugio risaliamo a piedi gli ultimi metri, sino alle lastre di pietra che segnano il confine, oggi quasi tralasciato. Da lassù il versante italiano non si apre direttamente alla profondità della valle Passiria, bensì spia in una valletta laterale, mentre il versante austriaco scivola molto più facilmente verso il basso, con tornanti e curve ben visibili di lassù.
Dopo il meritato pranzo, rientriamo dalla strada che abbiamo percorso. Il mio amico mi propone un largo aggiramento dell'Alpe, passando dall'Austria, ma credo che ciò mi farebbe rientrare l'indomani mentre io per le 18:00 dovrei essere a casa!
Sul far del ritorno facciamo sosta a San Leonardo in Passiria, ma nella graziosa cittadina turistica non vi sono molte tracce del loro celebra concittadino Andreas Hofer.
Si beve un caffè, poi decido di avviarmi da solo verso casa. Il mio amico e la sua ragazza proseguiranno verso il passo del Giovo. L'idea mi stuzzica, ma devo rientrare.
Mi lancio in una lunga cavalcata giù e giù nel fondovalle. Raggiunta Merano imbocco la veloce strada della Merano-Bolzano, mi abbasso a livello del serbatoio e via verso la valle dell'Adige. Evito l'autostrada (grosso errore) e in circa due ore sono a casa. La moto canticchia ancora mentre mi accingo a spegnerla in garage. Soddisfatto e con ancora negli occhi la vista serafica del volo dell'aquila.