Siamo di nuovo alla guerra, la seconda.
Ogni industria, in ogni paese, viene convertita alla produzione bellica.
Alla Royal Enfield non sono da meno, si danno da fare, si ingrandiscono e, quando le cose cominciano a volgere al meglio e un po' di ottimismo è concesso, usano il contributo alla patria come veicolo pubblicitario. Qui siamo nell'aprile del 1944:
Lavorano ancora per la guerra, ma pensano al dopo.
C'è il logo con il cannone apparso nel 1936, ma lo slogan è anche centrale nel manifesto, l'immagine principale è di un cannone e non di uno qualsiasi.
Per i cittadini britannici che avevano vissuto i primi anni di guerra nell'incubo dei bombardamenti il cannone contraereo ha un significato fortissimo, oggi anche molto politicamente corretto: non è un'arma di offesa, ma serve a difendere la popolazione - la contraerea come strumento di propaganda era comune, dall'altra parte del fronte sono un esempio interessante le Flaktürme volute da Speer, ma non divaghiamo.
La domanda è, alla RE facevano cannoni contraerei? Non proprio, ma qualcosa sì.
Dicevamo che alla RE si erano ingranditi. Infatti allo stabilimento principale, l'Head Enfield Works a Redditch, se ne aggiunsero altri quattro:
- un altro a Redditch, convertendo una fabbrica di attrezzatura da pesca,
- uno a Feckenham, vicino a Redditch, convertendo una fabbrica di aghi da cucire (ricordate?),
- uno a Edimburgo, specializzato nella lavorazione di tubi (per i telai),
- e uno a Westwood, nel Wiltshire.
L'ultimo è il più interessante. Era una fabbrica bunker: circa 30 metri sottoterra, ricavata da una vecchia cava di pietra. Qua se ne vede l'ingresso con l'uscita delle maestranze a un cambio turno:
E così era come si presentava all'interno:
Le info e le immagini (come anche diverse nelle prossime puntate) provengono da un libriccino che la RE pubblico subito dopo la guerra per raccontare, con orgoglio britannico, del suo impegno negli anni della guerra. Questa è la terza di copertina:
Il logo e il motto sono centralissimi. Il titolo, "A Proud War Record", lo potremmo tradurre in "Un orgoglioso resoconto sulla guerra".
Continua...